Per gli interventi specifici relativi alla competente “economia circolare” nel PNRR sono previsti 2,1 miliardi di euro: di questi, 1,5 miliardi sono finalizzati alla realizzazione e all’ammodernamento di impianti per il trattamento e il riciclo dei rifiuti, per “colmare i divari relativi alla capacità impiantistica e agli standard qualitativi esistenti tra le diverse regioni” e “raggiungere gli obiettivi previsti dalla normativa europea e nazionale”, mentre 600 milioni sono destinati a “Progetti faro” innovativi di riciclo.
Al di là di un’analisi quantitativa delle singole misure è bene ricordare che l’economia circolare non è solo riciclo e gestione virtuosa dei rifiuti, ma una sfida che riguarda il sistema economico nel suo insieme. È una transizione da cui dipendono la produttività e la competitività dell’economia italiana ed europea, e che dunque richiede una incisiva politica industriale, a partire da Transizione 4.0.
Questo l’approccio che ha guidato il workshop organizzato dal Circular Economy Network (CEN), lo scorso 18 maggio, in un confronto che ha coinvolto imprese, organizzazioni, esperti ed esponenti del governo, tra cui Alessandra Sartore, Sottosegretario Ministero Economia e Finanze, per analizzare le misure per l’economia circolare previste nel PNRR, come siano state recepite le proposte degli operatori, in quale modo le imprese potranno cogliere le opportunità per gli investimenti e in quale direzione dovranno essere indirizzate le riforme.
Sul fronte degli investimenti e sulla valutazione dell’adeguatezza delle risorse allocate rispetto al fabbisogno impiantistico nazionale, durante il worskhop sono state evidenziate anche le ulteriori forme di copertura economica, a partire dal sistema tariffario che può coprire la realizzazione di impianti per la gestione dei rifiuti urbani. Per quanto riguarda più in generale lo sviluppo dell’economia circolare il PNRR contiene investimenti indicati in altri capitoli del Piano, tra cui i finanziamenti per il biometano e la bioeconomia, il Green Transition Fund per il sostegno alle start up, e soprattutto gli incentivi alle imprese del piano Transizione 4.0.
Al centro del confronto nel workshop sono state anche le riforme indicate nel Piano, a partire dalle misure specifiche (la Strategia nazionale per l’economia circolare, il Programma nazionale di gestione dei rifiuti, il supporto tecnico agli enti locali per superare le barriere “che ostacolano la realizzazione degli impianti di trattamento dei rifiuti”), insieme ad altre riforme e provvedimenti di carattere generale che, seppur non citati nel capitolo M2C1, interessano il mondo dell’economia circolare, come gli interventi per le semplificazioni amministrative e quelli per “rafforzare l’efficienza e il dinamismo concorrenziale” nella gestione dei rifiuti.
Infine, ma certamente l’aspetto più rilevante, la “messa a terra” del Piano. Dopo che il PNRR sarà stato esaminato dalla Commissione europea e approvato definitivamente dal Consiglio UE – prevedibilmente entro l’estate – potrà essere erogata all’Italia la prima tranche dei finanziamenti. E si aprirà la fase più delicata e importante, quella dell’attuazione del Piano.
Il governo dovrà dimostrare di avere piena consapevolezza di tutto ciò, orientando verso l’economia circolare sia gli strumenti di politica industriale, a partire da “Transizione 4.0”,che gli investimenti per la ricerca e il trasferimento tecnologico. Così come la riforma fiscale prevista dal PNRR non potrà eludere la necessità di misure di fiscalità ecologica.