Uscire dalla pandemia con un nuovo Green Deal

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

Vista la gravità della recessione economica generata dalla pandemia da coronavirus è il caso di proporre un colore per le misure da adottare per la ripresa? Se si trattasse di un colore o di una questione tutto sommato secondaria, certamente no. La questione, invece, potrebbe essere centrale, per alcune buone ragioni.

Una pandemia è un’epidemia, una malattia che colpisce quasi contemporaneamente un’intera popolazione, che si estende a livello planetario. La crisi climatica genera impatti gravi in grado di colpire intere popolazioni sull’intero pianeta. Mentre siamo nel bel mezzo di questa pandemia, ci dovremmo preoccupare già della prossima, della pandemia del riscaldamento globale?

Se fosse possibile agire ora perché non farlo? Perché dovremmo rischiare di passare dalla padella alla brace? Di rialzarci con grande fatica sapendo già che poi correremo l’alto rischio di ricadere, in tempi che la scienza ha indicato come relativamente vicini, in un’altra pandemia, quella della crisi climatica?

Per affrontare la crisi che ha colpito così duramente le nostre società e le nostre economie servono politiche e misure innovative e di vasta portata, un intervento pubblico – nazionale ed europeo – di dimensioni mai viste prima  e un impegno straordinario dei cittadini e  delle imprese.

Mentre attuiamo un impegno di questa dimensione – che non sarebbe enfatico definire di portata storica perché segnerà questa nostra epoca – parrebbe più che mai necessario alzare lo sguardo oltre le misure d’emergenza. Per avere più cura del nostro futuro e della sua economia e porsi l’obiettivo del fare il meglio possibile per metterlo in sicurezza, per renderlo più resiliente e meno esposto a gravi rischi.

Disponiamo di conoscenze sufficienti per avere una ragionevole certezza sul fatto che un’economia basata su un ingente consumo di combustibili fossili sia climaticamente insostenibile e che un‘economia lineare, basata su un elevatissimo consumo di risorse naturali, cresciuto a ritmi doppi di quelli della popolazione mondiale, non possa più durare a lungo. Il futuro del nostro benessere, la possibilità che possa essere più equamente esteso, sono inscindibilmente connesse con il cambiamento, rapido, verso un’economia climaticamente neutrale e circolare.

In pochi anni la spinta green ha fatto enormi progressi: con nuove tecnologie, nuovi prodotti e nuovi processi produttivi, disponibili con un calo dei costi, ingente e molto rapido. L’economia dei combustibili fossili, i processi produttivi ad elevato impatto ambientale, i prodotti ad obsolescenza programmata, la mobilità congestionata e inquinante ancora esistono e resistono, spesso grazie a sussidi  pubblici e agevolazioni generose.

È tuttavia provato che, oggi, è l’indirizzo green ad avere le maggiori potenzialità di sviluppo, di innovazione e di occupazione. Disponendo di una quantità limitata di risorse finanziarie è bene non disperderle, ma seminarle dove il terreno è più fertile .

Se non si sceglie di investire in direzione di un nuovo Green Deal – nuovo perché deve rispondere alle nuove condizioni drammatiche generate da questa pandemia – non si deve fare gli struzzi, si deve sapere si va in un’altra direzione: in quella dove la sostenibilità ambientale non viene tenuta in conto. E la direzione oggi indifferente al colore dell’ambiente porta a un risultato certo: spuntare qualche sconto per qualche singola impresa oggi, per presentare un conto ben più salato per tutti, non fra molti anni, ma in un domani ormai prossimo.


Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 17/04/2020
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