Qualche politico obietta, ma la transizione ecologica gode di vasto consenso

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

L’Europa ha voluto accelerare sul green, ma attenzione a non finire fuori strada” – così diceva il ministro allo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti in un’intervista al quotidiano Libero il 19 luglio scorso. “Temo – continuava – che la politica italiana ritenga il futuro green tutto rose e fiori, ma cosa faremo quando chiuderanno le aziende che non saranno in grado di riconvertire la produzione?“ “Vogliamo puntare sulla transizione ecologica? Bene, ma questa avrà un prezzo”, concludeva il ministro Giorgetti, esprimendo un’opinione che non pare isolata a livello politico.

Questa opinione trascura almeno due aspetti: cosa succede se non c’è la transizione ecologica, o se fosse troppo lenta e arrivasse tardi? La crisi climatica precipiterebbe – secondo le valutazioni degli scienziati dell’IPCC e ormai di tutti quelli che si occupano scientificamente del riscaldamento globale – con danni anche economici e sociali enormi, come ha  stimato anche la Bce nel suo “Stress test su clima e finanza” dello scorso settembre.

È certo necessario occuparsi delle aziende che avranno difficoltà ad affrontare la transizione ecologica. Ma perché non parlare anche di quelle – la gran parte- che trarranno occasioni di nuovo sviluppo, nuove produzioni e nuova occupazione? Oppure si può pensare che, contrariamente a quanto già sta accadendo, la transizione energetica e i cambiamenti verso un’economia circolare si facciano senza investimenti, senza nuove attività produttive e senza nuova occupazione? E come la mettiamo col rilancio europeo e italiano basati sul Green deal? Dichiariamo di voler fare una svolta green, prendiamo i soldi europei per far questa svolta e poi, in verità, vorremmo fare ben altro?

Ma come la pensano i cittadini italiani su questo tema? Per conoscere la loro opinione, in vista della 10^ edizione degli Stati generali della green economy del 26/27 ottobre a Rimini, la Fondazione per lo sviluppo sostenibile ed Ecomondo hanno chiesto a IPSOS di condurre un’apposita indagine.

“Secondo lei, se la transizione ecologica non dovesse essere attuata al più presto, quali potrebbero essere le conseguenze?” Ben il 79% del campione intervistato ha risposto “Un aggravamento della crisi climatica con eventi atmosferici estremi sempre più frequenti (es. alluvioni, uragani, ondate di calore, siccità e incendi), risorse naturali sempre più scarse e Pianeta sempre meno vivibile”. Solo il 15% ritiene che” i problemi ambientali non sarebbero così gravi e verrebbero risolti comunque dal progresso scientifico ed economico “ e una piccola minoranza, del 6%, ritiene che”non ci sarebbero conseguenze, non c’è una reale crisi ambientale e climatica”.

Ma ancora più significativa è la risposta alla domanda “la transizione ecologica rappresenta soprattutto …”? “Un’opportunità perché riduce i rischi climatici e ambientali e consente di sviluppare investimenti, innovazioni e nuova occupazione “ ha risposto ben l’86% degli intervistati. Solo il 14% degli intervistati ha risposto ”un costo non giustificato dai benefici e possibile causa di danni economici e sociali“.

È interessante anche l’approfondimento di questa indagine sulla disponibilità degli intervistati ad adottare comportamenti a supporto della transizione ecologica. La quota di chi già adotta alcuni dei comportamenti ecologici più noti è elevata: supera il 70% chi fa la raccolta differenziata, chi dichiara attenzione agli sprechi alimentari e di acqua. A un buon livello sono anche quelli che già usano meno prodotti in plastica usa e getta (57% ), che sono disposti a usare meno l’auto e andare più a piedi e in bicicletta (55%) e che acquistano prodotti da agricoltura biologica (47%). Ma anche dove la percentuale è più bassa – ad esempio che ha  scelto un fornitore di energia che usa fonti rinnovabili (35%) o che ha fatto interventi per l’efficienza energetica (37%) – la parte che  ha intenzione di adottare in futuro fornitori di energia che usano rinnovabili è un altro 35% e di fare in futuro interventi per l’efficienza energetica un altro 29%.

 


Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 22/10/2021
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