Piano Nazionale Energia e Clima: proposta incompleta

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

L’8 gennaio 2019 è stata resa nota la proposta di Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNEC) inviata a Bruxelles dal Ministero dello Sviluppo Economico in concerto con il Ministero dell’Ambiente e con quello dei Trasporti.

Come previsto dal Regolamento sulla Governance dell’Unione dell’Energia (il Regolamento 2018/1999/EU adottato poche settimane fa), il documento sarà oggetto di discussione in sede europea nei prossimi mesi, per arrivare a una versione definitiva entro la fine del 2019.

Il PNEC contiene gli obiettivi per l’energia e il clima che gli Stati Membri si impegnano a raggiungere entro il 2030. Il documento dovrebbe anche indicare gli strumenti – le politiche, le misure e le relative coperture economiche – attraverso i quali, credibilmente, si intendono raggiungere tali obiettivi.

I target al 2030 di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra sono suddivisi fra settori regolati dalla Direttiva ETS (grandi impianti, grandi emettitori) e gli altri settori (come i trasporti, riscaldamento, agricoltura, rifiuti e piccoli impianti) rientranti nel Regolamento Effort Sharing (ESR).

Per la parte ETS l’obiettivo a livello europeo al 2030 consiste in una riduzione delle emissioni del 43% rispetto al 2005: con le misure del Piano si avrebbe invece, secondo le stime del Governo, uno scenario con una riduzione del 55,9%.

Per la parte ESR l’obiettivo 2030 indicato per l’Italia dalla UE è pari a un taglio delle emissioni del 33% sempre rispetto al 2005: con le misure del Piano, sempre secondo le stime del Governo, si avrebbe uno scenario di riduzione del 34,6%.

Nel complesso, rispetto al 1990, con i due scenari stimati dal governo si arriverebbe a una riduzione complessiva delle emissioni nazionali di gas serra del 37%. Si tratta di un valore inferiore di quello medio fissato a livello europeo al 40%, che sappiamo non essere in traiettoria con l’obiettivo di contenimento dell’innalzamento della temperatura globale al di sotto dei 2°C, stabilito dall’Accordo di Parigi.

Il PNEC indica anche i target sulle fonti rinnovabili e sull’efficienza energetica. Per le rinnovabili al 2030 lo scenario di piano prevede di raggiungere il 30% dei consumi finali lordi: un valore inferiore all’obiettivo europeo del 32% e lontano da quel 35% che l’attuale governo aveva sostenuto, prima dell’estate scorsa, nel corso della trattativa europea sulla nuova Direttiva rinnovabili (RED II).

Tale obiettivo sarebbe così articolato: il 55,4 % di rinnovabili nel settore elettrico (16 Mtep), il 33% in quello termico (14,7 Mtep) e il 21,6% nel settore trasporti (2,3 Mtep, calcolate utilizzando i moltiplicatori previsti dalla RED II).

Nel complesso, i consumi finali da fonti rinnovabili passerebbero secondo lo scenario di Piano dagli attuali 21 Mtep a 33 Mtep nel 2030: in media, quindi, circa 1 Mtep in più ogni anno. Per quanto riguarda l’efficienza energetica, il Piano al 2030 prevede una riduzione dei consumi finali di energia del 40%rispetto allo scenario tendenziale definito prima della crisi (PRIMES 2007): una performance migliore dell’obiettivo europeo del 32,5% posto dalla nuova Direttiva sull’efficienza energetica (EED II), che comporterebbe una riduzione dei consumi finali dagli attuali 116 Mtep a poco più di 100 Mtep nel 2030.

La proposta di Piano riporta un elenco articolato di misure. Tuttavia, gli impatti attesi sono presentati per lo più in maniera aggregata e non specificati per ogni singola misura. Senza la quantificazione di tutte le misure specifiche, e delle relative coperture economiche quando necessarie, non è possibile valutare l’effettiva adeguatezza degli strumenti indicati in relazione agli obiettivi indicati.

Il problema è riconosciuto nella proposta di Piano che annuncia che dovrebbe essere in tal senso integrato, prima dell’approvazione della versione finale prevista per fine 2019, durante la consultazione che è stata annunciata e la realizzazione della VAS (valutazione ambientale strategica) che si farà su questa proposta.

Si tenga infine presente che, entro il 2020, è prevista una revisione al rialzo dei target nazionali (ed europei) per allinearli alle traiettorie dell’Accordo di Parigi. Per non dover cambiare il piano fra due anni, sarebbe bene prevedere già da ora anche uno scenario con target più avanzati necessari per rispettare gli impegni di tale accordo e assicurare quindi un quadro di riferimento più stabile per le politiche energetiche del prossimo decennio.


Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 11/01/2018
Facebooktwitterlinkedinmail