Perché il successo elettorale dei verdi non è esteso a tutta l’Europa

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

I verdi hanno avuto rilevanti successi elettorali alle recenti elezioni europee in tutti i Paesi del Centro-nord Europa: Germania, Francia, Austria, Finlandia, Belgio, Olanda, Lussemburgo,  Svezia, Danimarca, Irlanda e Regno Unito.

In questi Paesi i verdi non sono più piccole minoranze, raccolgono percentuali a due cifre, in alcuni sono fra le principali forze politiche, in Germania hanno superato il 20% dei voti.

Sono rimasti, invece, esclusi dall’onda verde sia i Paesi mediterranei (Italia, Spagna, Portogallo e Grecia) sia quelli del Centro-est (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca etc.). Come mai?

Le dinamiche strettamente nazionali hanno avuto un peso rilevante anche in queste elezioni europee, ma i risultati elettorali dei verdi sono talmente omogenei per alcuni gruppi di Paesi da motivare una lettura integrata e non solo nazionale. I Paesi del Centro-nord Europa, interessati dall’onda verde, sono quelli con un tessuto economico più avanzato; i Paesi mediterranei e quelli del Centro-est Europa, non coinvolti dall’onda verde, sono economicamente meno avanzati.

Una diversità così evidente può essere considerata ininfluente? Anche i Paesi europei mediterranei e del Centro-est Europa non sono tutti omogeneamente meno avanzati di quelli del Centro-nord, hanno territori e settori green all’avanguardia, ma con un’estensione ancora limitata e un’insufficiente capacità di influenza sul quadro complessivo.

I verdi ovunque rappresentano – non solo, ma soprattutto – istanze ecologiste: un’attenzione prioritaria alla crisi climatica e alla sostenibilità dello sviluppo. Le istanze ecologiste nei Paesi mediterranei e del Centro- est Europa – anche questo è un fatto facilmente riscontrabile – sono in genere messe in secondo piano, in  coda, dopo molte altre questioni, sia nell’opinione pubblica, sia nei mezzi di informazione, compresi quelli che poi lamentano la scarsa presenza dei verdi.

Nelle economie europee più avanzate, invece, sono più numerose le imprese e più vasti i settori dell’opinione pubblica che sanno misurarsi con i limiti climatici ed ecologici, che colgono questi limiti come sfida di innovazione e come nuova occasione di sviluppo.

In tali economie la visione progressista, per settori sociali ampi, coincide sempre di più con quella ecologista, consapevole dei rischi e dei costi della crisi climatica e della insostenibilità di un’economia lineare fondata sul consumismo e lo spreco di risorse ormai scarse, che punta invece su uno sviluppo durevole basato su un’economia green e circolare, su un benessere di migliore qualità e una maggiore inclusione sociale.

I verdi che sostengono politiche ambientali più avanzate sono considerati in questi Paesi, da molti cittadini ma anche da molte imprese, un fattore che promuove una migliore qualità del benessere, dello sviluppo e della stessa civiltà. È possibile che questa onda verde, nel giro di qualche anno, si estenda anche al resto dell’Europa, per una serie di ragioni: le problematiche climatiche ed ecologiche sono sempre più pressanti; le imprese green sono ormai consistenti ovunque e le soluzioni più ecologiche si estendono rapidamente anche perché sono economicamente migliori; il quadro normativo europeo, a maggior ragione dopo un così consistente risultato elettorale dei verdi, non rallenterà certo la direzione ecologica che ha preso da anni.

I successi elettorali dei verdi, ormai così consistenti e in un numero così importante di Paesi europei, potrebbero inoltre avere un effetto di traino anche in quelli, come l’Italia, dove l’ambientalismo non ha finora avuto grandi seguiti elettorali.

Certo non bastano le buone potenzialità per produrre un successo, occorre saperle gestire. Quando è a disposizione un bel terreno fertile, tuttavia, è più probabile che qualche bravo coltivatore riesca ad avere buoni raccolti.


Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 31/05/2019
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