La pandemia da coronavirus ha causato cambiamenti nella produzione, nel consumo e nello smaltimento della plastica. L’utilizzo massiccio di maschere e guanti per evitare la diffusione del virus, di prodotti in plastica monouso e imballaggi in plastica per le vendite online, può compromettere gli sforzi dell’UE per frenare l’inquinamento da plastica e passare a un sistema di plastica più sostenibile e circolare.
Il rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) “Plastica, economia circolare e ambiente in Europa – Una priorità d’azione”, appena pubblicato, esamina la produzione, il consumo e il commercio di materie plastiche, l’impatto ambientale e climatico della plastica durante il ciclo di vita ed esplora la transizione verso un’economia circolare delle materie plastiche attraverso tre percorsi: un uso più intelligente della plastica, una maggiore circolarità e l’uso di materie prime rinnovabili per la produzione. Tre percorsi che, dice l’AEA, insieme possono contribuire a garantire il raggiungimento di un sistema di plastica sostenibile e circolare.
“Le sfide poste dalla plastica -ha detto Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’AEA – sono in gran parte dovute al fatto che i nostri sistemi di produzione e consumo non sono sostenibili. La pandemia di COVID-19 e il cambiamento climatico hanno amplificato l’attenzione dell’opinione pubblica per la crisi dei rifiuti di plastica che dobbiamo affrontare. È chiaro che il modo migliore è passare a un’economia delle materie plastiche sostenibile e circolare”.
Il consumo e la produzione di plastica comporta l’uso di grandi quantità di combustibili fossili, che ha implicazioni negative non solo per l’ambiente, ma anche per il cambiamento climatico.
L’emergenza Covid, oltre alla riduzione dell’attività economica ha visto, infatti, forti cali dei prezzi globali del petrolio, rendendo più economico per i produttori produrre prodotti in plastica da materiali vergini a base fossile piuttosto che utilizzare materiali plastici riciclati. Proprio i prezzi dei polimeri vergini al minimo storico, ad esempio, come si legge nel Rapporto l’Italia del Riciclo 2020, hanno penalizzato la plastica riciclata in alcuni comparti che la utilizzavano per ragioni economiche più che strategiche. Se la produzione e l’uso di materie plastiche, osserva l’AEA, continueranno ad aumentare come previsto, l’industria della plastica rappresenterà il 20% del consumo globale di petrolio entro il 2050, con un aumento rispetto all’attuale 7%. I dati dell’inventario dei gas a effetto serra dell’AEA mostrano che le emissioni annue legate alla produzione di plastica nell’UE ammontano a circa 13,4 milioni di tonnellate di CO2, o circa il 20 % delle emissioni dell’industria chimica in tutta l’UE.
La redditività economica del mercato europeo e globale del riciclo delle materie plastiche è attualmente sotto pressione. La minore domanda sul mercato di plastica riciclata ha anche complicato gli sforzi di molti comuni europei per gestire le loro pratiche in materia di rifiuti in modo sostenibile, e le opzioni meno desiderabili per lo smaltimento dei rifiuti vengono utilizzate per quantità significative di rifiuti di plastica. Un briefing dell’AEA ” Un quadro per l’abilitazione dei modelli di business circolari in Europa“, appena pubblicato, identifica le azioni che possono essere intraprese per attuare efficacemente modelli di business circolari.