Nasce il Circular Economy Network, l’osservatorio della circolarità in Italia, creato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e da un gruppo di 13 aziende e associazioni di impresa green in vista dell’ approvazione in via definitiva a giugno del pacchetto europeo sull’ economia circolare.
Obiettivo del network promuovere lo sviluppo dell’economia circolare in Italia, elaborando proposte di policy e contribuendo alla diffusione di buone pratiche e all’innovazione di sistema. Un’attività che poggia su un terreno fertile. L’Italia è già oggi al secondo posto in Europa nell’uso di materia proveniente da scarti: quasi 1 chilo di materia prima ogni 5 chili di materiali consumati viene dai materiali riciclati. Secondo l’indice di circolarità calcolato dalla Commissione Europea, il nostro Paese è a una percentuale del 18,5% contro il 26,7% del primo Paese riciclone, l’Olanda. Siamo più avanti della Francia (17,8%) e del Belgio (16.9%), mentre la Germania, con un tasso di appena il 10.7%, si posiziona al di sotto della media europea (11.4%).
“Il nostro Paese – afferma il presidente del Circular Economy Network Edo Ronchi –si colloca, per storia imprenditoriale e antica carenza di materie prime, in una posizione di eccellenza in questa vera e propria rivoluzione economica e produttiva che vedrà il nascere di una riprogettazione del design industriale, di nuovi prodotti e servizi, di nuove aziende, assieme ad un ulteriore salto di qualità nel riciclo dei rifiuti “Il nuovo pacchetto di direttive europee, la cui approvazione è prevista a giugno, potrebbe permettere all’Italia di raggiungere un indice di circolarità superiore al 30% al 2030”.
Una stima della Ellen Mc Arthur Foundation prevede per l’Europa un risparmio netto annuo fino a 640 miliardi di dollari sul costo di approvvigionamento dei materiali per il sistema manifatturiero europeo dei beni durevoli, pari al 20% circa del costo attualmente sostenuto. L’Italia, che è il secondo Paese manifatturiero del continente dopo la Germania – ma in posizione più avanzata sulla capacità di riutilizzo e riciclo – potrebbe trarre i massimi vantaggi economici dalla rivoluzione della circolarità. Vantaggi che si traducono anche in occupazione aggiuntiva: secondo le stime dell’Enea, una forte spinta verso l’economia circolare può creare fino a 540 mila posti di lavoro entro il 2030.
A costituire il gruppo fondatore e il comitato di coordinamento del Circular Economy Network sono aziende e consorzi che rappresentano un ampio ventaglio dell’imprenditoria italiana che vanno dai consorzi di riciclo alle industrie di bioplastiche, dalle acque minerali ai pannolini passando per le multiutility. Si tratta di Aitec (Associazione delle industrie cementiere), Burgo Group (settore cartario), Cobat (Consorzio nazionale raccolta e riciclo), Co.Ge.Di (distribuzione dei prodotti a marchio Uliveto e Rocchetta), Conai (Consorzio nazionale Imballaggi), Ecodom (Consorzio italiano recupero e riciclaggio elettrodomestici), Ecopneus (la società consortile per il recupero degli pneumatici fuori uso), Fater (joint venture tra Procter & Gamble e Gruppo Angelini per la produzione di pannolini), Greenrail (produzione di traverse ferroviarie innovative da gomma e plastica da riciclo), GRT Group (trasformazione di plastica non riciclabile in carburante), Gruppo Hera (multiutility dei servizi ambientali), Montello (industria del recupero e riciclo), Novamont (azienda della bioeconomia e delle bioplastiche). A questo gruppo fondatore si stanno aggiungendo altri consorzi e aziende, mentre altri ancora parteciperanno all’assemblea del Network. Prime iniziative previste: la realizzazione di un premio per le start-up più innovative (a settembre), la partecipazione agli Stati generali della Green Economy alla Fiera Ecomondo (a novembre); la realizzazione di un Rapporto annuale sullo stato dell’economia circolare (a febbraio). Oltre al Presidente Edo Ronchi, la prima riunione del Comitato di Coordinamento ha eletto il vicepresidente Luca Dal Fabbro (GRT Group).
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