L’Europarlamento vota lo stop a prodotti responsabili della deforestazione

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Il Parlamento europeo ha approvato una proposta per impedire che nell’ Ue vengano commercializzati prodotti responsabili della distruzione delle foreste. Tra il 1990 e il 2020 a causa della deforestazione è stata persa un’era più grande dell’Ue e i consumi dei cittadini europei sono la causa del 10% di questa perdita. La FAO stima che quasi il 90% della deforestazione sia determinato dall’agrobusiness.

La proposta di regolamento è stata approvata dall’aula con 453 voti favorevoli, 57 contrari e 123 astensioni. Stando al testo licenziato dagli eurodeputati, il nuovo regolamento renderebbe obbligatoria per le aziende la verifica sul fatto “che i beni venduti nell’Ue non siano stati prodotti su terreni deforestati o degradati in nessuna parte del mondo“. I deputati chiedono anche che le aziende “verifichino che le merci siano prodotte in conformità  con le disposizioni sui diritti umani nel diritto internazionale e rispettino i diritti delle popolazioni indigene”. Il regolamento prevede che per soddisfare i nuovi e stringenti criteri e avere il via libera nel mercato dell’UE, i Paesi terzi debbano adottare piani di controllo annuali da sottoporre alla Commissione.

Rispetto alla proposta iniziale della Commissione che riguardava bestiame,  cacao, caffè, olio di palma, soia e legno, i deputati europei hanno ampliato la lista dei prodotti sottoposti al divieto aggiungendo la carne suina, ovina, caprina, pollame, mais, gomma e prodotti a base di carbone e carta stampata. Hanno inoltre anticipato il divieto: la Commissione aveva proposto infatti  che il divieto riguardasse i prodotti ottenuti grazie a deforestazioni avvenute dopo il 31 dicembre 2020,  ma la proposta di regolamento ha posto come termine quelle successive al 31 dicembre 2019, ampliando così il numero di importazioni vietate dal regolamento.

Si tratta di un cambiamento importante -ha detto il  Presidente della Commissione Ambiente, Pascal Canfin-  solo qualche anno fa un testo del genere sarebbe stato inimmaginabile in Europa. I tempi stanno cambiando”. Ora il Consiglio dell’ Unione europea, dove siedono i rappresentanti dei 27 Paesi membri, il Parlamento Ue la Commissione, nel cosiddetto “trilogo”  dovranno trovare l’ intesa per dare il via libera al regolamento.

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