La sfida della qualità dell’aria nelle città

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’inquinamento dell’aria è responsabile della morte prematura di oltre 3 milioni di persone ogni anno. L’Agenzia Europea per l’Ambiente ha stimato che nel 2014 l’inquinamento atmosferico –per concentrazioni troppo elevate di ossidi di azoto, ozono e particolato fine – ha causato il decesso prematuro di oltre 500.000 persone: 20 volte quelli da incidenti stradali.

L’Italia è fra i Paesi europei con il numero più alto di decessi prematuri annuali causati dall’inquinamento atmosferico: oltre 90.000, 1.500 per milione di abitanti, più della Germania(1.100), del Regno Unito e della Francia (800).

Anche se negli ultimi decenni la qualità dell’aria è migliorata grazie ai progressi di carburanti e tecnologie, l’inquinamento atmosferico continua a rappresentare una delle principali minacce ambientali e sanitarie nelle nostre città .

Il cambiamento climatico potrebbe avere conseguenze negative anche per l’inquinamento locale. Sono migliorate le tecnologie, ma il traffico è rimasto elevato e le emissioni reali delle autovetture sono risultate ben maggiori di quelle dichiarate.

L’industria ha fatto notevoli progressi, ma restano sacche arretrate e margini di miglioramento. C’è un aumento significativo del particolato proveniente dalla combustione di legna in stufe e camini e un contributo significativo delle emissioni di ammoniaca proveniente dalle attività agricole.

Nel Report sulla qualità dell’aria– realizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile in collaborazione con l’Enea e con le Ferrovie dello Stato – si trovano analisi aggiornate e proposte per affrontare il problema: definire una Strategia nazionale per la qualità dell’aria migliorando l’integrazione con le politiche regionali e locali e centralizzando alcune iniziative e responsabilità; includere nelle politiche energetiche una valutazione degli impatti dei principali inquinanti atmosferici e non solo della CO2; ridurre il parco auto circolante e aumentare gli investimenti pubblici in favore del trasporto collettivo e delle infrastrutture ciclo-pedonali; ridurre i veicoli diesel e benzina e aumentare quelli elettrici, quelli ibridi plug-in e a gas; ridurre i consumi energetici nel riscaldamento aumentando l’efficienza energetica degli edifici; migliorare le tecnologie, regolare le modalità e le possibilità di utilizzo di caldaie, stufe e camini a legna le cui emissioni abbiano impatti nelle zone critiche; promuovere interventi per ridurre l’azoto in eccesso nelle coltivazioni e quello degli allevamenti, migliorando la gestione dei reflui zootecnici; adottare limiti più stringenti per le emissioni degli impianti industriali che concorrono ad aumentare le concentrazioni degli inquinanti nelle zone critiche.

L’aria non diventerà salubre da sola. Per una buona qualità dell’aria sono necessarie misure incisive che sono una componente importante anche di un cammino verso una green economy.

 


Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 29/09/2017
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