di Raimondo Orsini
L’esperienza degli “Stati Generali della Green Economy” sta procedendo a passi veloci verso l’incontro di Rimini del 7 ed 8 Novembre.
Questa iniziativa, promossa da 39 associazioni di imprese e sostenuta dal ministro Clini che l’ha definita recentemente “una originale costruzione dal basso di una strategia di sviluppo per il futuro dell’Italia e un contributo concreto alle politiche europee per la green economy” ha già raggiunto, secondo me, un risultato concreto assai importante: quello di aver messo insieme allo stesso tavolo di lavoro preparatorio e nelle stesse Assemblee Programmatiche almeno 500 stakeholders ed esperti, provenienti da realtà, esperienze e visioni completamente eterogenee e diverse fra loro.
E, cosa assai utile, tutti questi soggetti hanno condiviso un fine comune: disegnare una roadmap per l’Italia che vada oltre gli interessi di settore e punti ad un nuovo modo di concepire l’economia, in linea con le più avanzate tendenze internazionali.
Questa “varietà” di partecipanti al processo consultivo (che ha permesso un confronto ed una collaborazione ad esempio fra i rappresentanti dell’industria dell’auto con quelli della ciclo-pedonalità o fra gli esponenti delle industrie manufatturiere con gli spin-off di ricerca e le università, fra gli agricolturi ed i produttori di energia solare fotovoltaica, etc.) sta dimostrando la brillantezza ed il dinamismo non di un singolo settore dell’economia, ma un di un movimento trasversale all’interno di tutti i principali settori dell’economia, che offre prospettive di crescita concrete in tempi ragionevoli e per il bene di tutti.
Questo primo ed importante messaggio di unità di intenti, che è stato già recepito da alcuni decision makers dalla vista più lunga (visto che 2 Ministri, il Commissario Europeo all’Ambiente, numerosi esponenti delle organizzazioni sindacali, delle associazioni e delle aziende hanno aderito all’evento di Rimini) sta contribuendo a “sdoganare” la green economy da una prospettiva “di nicchia” (in cui alcuni imprenditori, da considerare come mosche bianche particolarmente sensibili, puntavano alla sostenibilità mentre tutti gli altri concepivano solamente ottiche di “brown economy”) e a presentarla invece, su un piatto d’argento, come l’unica vera proposta innovativa di soluzione alla crisi economica.
Ora stiamo serrando le fila per lo sforzo finale. E’ quindi di fondamentale e strategica importanza che tutte le associazioni, le imprese e gli esperti che partecipano alla preparazione degli Stati generali della green economy, mantengano chiara la consapevolezza che sostenere la green economy è un gioco di squadra e che proprio questo dà la forza per vincere.
Il Documento programmatico per lo sviluppo della green economy, che verrà presentato agli stati generali il 7 e l’8 Novembre, se fondato su questo spirito, costituirà una cartina di tornasole per verificare se i partiti, le parti sociali e chiunque si voglia candidare a guidare questo paese per i prossimi anni, accetteranno la sfida di sostenere una proposta concreta di cambiamento economico, sociale e culturale che viene “dal basso”, e che è già stata accettata dai leader dei principali paesi mondiali (da Hollande alla Merkel, dai leader cinesi a quelli brasiliani) o preferiranno invece nascondere la testa sotto il tappeto dell’attendismo, senza accorgersi che risulta già troppo corto.