Il primo bioblitz per gli impollinatori del Parco Nazionale dell’Alta Murgia

Il primo virtual bioblitz sulla popolazione di impollinatori nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia si è svolto il 5 gennaio scorso nell’ ambito del progetto “Alta Murgia: un Parco per api e farfalle”, avviato dall’Ente Parco Nazionale dell’Alta Murgia in collaborazione con la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e il Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze.

I partecipanti al bioblitz hanno caricato sulla pagina del progetto creata sulla piattaforma di citizen science iNaturalist, immagini di impollinatori (e anche altre specie di insetti) avvistati nel territorio del Parco. La partecipazione degli appassionati locali è stata davvero considerevole: 116 fotografie inserite nella settimana dell’evento, successivamente analizzate e validate dagli esperti dell’Università di Firenze, che hanno identificato tutte le specie ritratte.

Le attività di citizen science permettono ai cittadini di offrire un contributo utile per la conservazione della biodiversità e di supportare in maniera attiva la ricerca: le loro osservazioni infatti forniscono informazioni preziose anche relative al passato, consentendo così di registrare eventuali variazioni nella presenza delle diverse specie rilevate.

I risultati del bioblitz hanno aggiornato le conoscenze riguardo alle popolazioni di api e farfalle del Parco Nazionale dell’Alta Murgia, confermando la rilevanza di questa area protetta che ospita numerose specie di interesse conservazionistico. Tra i Lepidotteri si segnalano ad esempio Zerynthia cassandra, Melanargia arge – specie endemica dell’Italia centro meridionale e tutelata dalla Direttiva Habitat – e Melanargia russiae, tipica degli ambienti steppici, la cui presenza avvalora l’importanza di queste vegetazioni nel territorio del Parco.

I dati finora raccolti nel progetto hanno contribuito alla realizzazione di uno studio di grande interesse sulla distribuzione dei Lepidotteri in Italia (vedi pubblicazione e Articolo Ansa), che – tra le altre cose – ha evidenziato la presenza nell’Italia centro meridionale di numerose specie a rischio d’estinzione che non godono di adeguata tutela, rimarcando la necessità di realizzare attività di monitoraggio per tenere sotto controllo lo stato di salute delle loro popolazioni.

Le prossime attività vedranno i ricercatori della Fondazione e dell’Università di Firenze impegnati nella realizzazione di indagini di campo e analisi di laboratorio, finalizzate a comprendere le interazioni tra impollinatori e differenti tipologie colturali e pratiche agricole.

 

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