I cambiamenti dell’agroalimentare nel Green Deal europeo

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

La nuova strategia europea “Dal produttore al consumatore” (Farm to fork strategy), proposta dalla Commissione il 20 maggio scorso, come parte qualificante del Green Deal, affronta tutti i principali nodi della sostenibilità del sistema agro-alimentare a partire dalla crisi climatica.

La nuova proposta di Regolamento europeo (legge sul clima) fisserà l’obiettivo di un’Unione climaticamente neutra al 2050. Entro settembre  la Commissione presenterà un piano degli obiettivi climatici per il 2030, volto a modificare al rialzo l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra portandolo, prevedibilmente, dal 40% vigente al 55%. La nuova strategia europea per il settore agroalimentare propone un nuovo approccio per contribuire a raggiungere tali impegnativi obiettivi.

Il settore agricolo è responsabile del 10,3% delle emissioni di gas a effetto serra dell’UE. Quasi il 70% di esse proviene dal settore dell’allevamento. Gli agricoltori dovrebbero sfruttare meglio le possibilità di ridurre le emissioni di metano provenienti dall’allevamento del bestiame sviluppando la produzione di energia rinnovabile e investendo in digestori anaerobici per la produzione di biogas da rifiuti, reflui e residui agricoli. Molti edifici rurali sono idonei per il collocamento di pannelli solari. Il sequestro del carbonio nei suoli agrari (carbon farming) può offrire agli agricoltori una nuova fonte di reddito e aiutare a decarbonizzare la filiera alimentare.

Il 20% circa degli alimenti prodotti va sprecato e la bioeconomia circolare presenta  un potenziale largamente non sfruttato, in particolare per le bioraffinerie avanzate che producono biofertilizzanti, mangimi proteici, bioenergia e sostanze biochimiche.

L’uso di pesticidi chimici in agricoltura contribuisce all’inquinamento del suolo, dell’acqua e dell’aria, nonché alla perdita di biodiversità. La Commissione in questa strategia ha annunciato che intraprenderà azioni ulteriori per ridurre, entro il 2030, l’uso dei pesticidi chimici del 50%. L’eccesso di nutrienti (in particolare azoto e fosforo) nell’ambiente costituisce un’altra importante causa di inquinamento. La Commissione interverrà per ridurre le perdite di nutrienti di almeno il 50%: ciò porterebbe a una riduzione dell’uso dei fertilizzanti di almeno il 20% entro il 2030.

La strategia promuove nuovi “regimi ecologici” supportati da finanziamenti per le pratiche sostenibili, quali l’agricoltura di precisione, l’agroecologia, il sequestro del carbonio nei suoli agrari e l’agro-forestazione. Questo approccio contribuirà inoltre  a raggiungere l’obiettivo di destinare almeno il 25% della superficie agricola dell’UE all’agricoltura biologica entro il 2030.

L’industria alimentare, il settore del commercio di alimenti e quello della ristorazione dovrebbero aumentare l’impegno per promuovere opzioni alimentari sane e sostenibili, necessarie per ridurre l’impronta ambientale del sistema alimentare. A tal fine la Commissione elaborerà un codice di condotta per pratiche commerciali e di marketing responsabili e intraprenderà azioni volte a potenziare e promuovere  modelli di business circolari nei settori della trasformazione alimentare e del commercio al dettaglio.

Oltre la metà della popolazione europea adulta è attualmente in sovrappeso; gli attuali modelli di consumo alimentare sono insostenibili sia dal punto di vista della salute sia dal punto di vista ambientale. Nell’UE l’assunzione media di energia e il consumo medio di carni rosse, zuccheri, sale e grassi continuano a essere eccessivi, mentre il consumo di cereali integrali, frutta e verdura, legumi e frutta secca è insufficiente. Il passaggio a una dieta basata maggiormente sui vegetali, che comprenda meno carni rosse e trasformate e più frutta e verdura, ridurrà non solo il rischio di malattie potenzialmente letali ma anche l’impatto ambientale del sistema alimentare.


Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 03/07/2020
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