Il Governo Francese ha dichiarato di essere pronto a lanciare i primi green bond governativi al mondo, obbligazioni destinate a finanziare progetti per l’ambiente e per il clima. Secondo il ministro delle Finanze, Michel Sapin, con l’ annuncio fatto Il 2 Settembre scorso, la Francia mira a diventare un Paese leader della finanza verde ed il Ministro dell’Ambiente Ségolène Royal ha affermato che “la Francia si conferma come un paese trainante nelle politiche ambientali dopo gli accordi della Conferenza di Parigi del dicembre scorso”. Il 2015 è stato un anno record per i green bond che hanno raggiunto un totale di 42 mld di dollari (+ 272% rispetto al 2013) e secondo l’agenzia di rating Moody’s si prevede che entro la fine del 2016 si vada oltre i 50 mld di dollari. Il mercato delle obbligazioni verdi potrebbe andare ben al di là di queste cifre. Secondo la Ong Climate Bonds Initiative, che ha redatto il report “Climate Change: The State Of The Market In 2016” su commissione della banca HSBC, le obbligazioni verdi posso essere divise in due categorie: climate- alligned bond e labelled green bond. Al 2016, il loro valore di mercato ammonta a 694 miliardi di dollari (625 mld di euro) ed è rappresentato da un totale di 3.590 bond emessi da 780 attori differenti. Di questi 694 mld il 17% – pari a 118 mld di dollari – è costituito da labelled green bond. I climate-alligned bond, per essere definiti tali devono rientrare all’interno di 6 macro-aree: trasporti, energia, edilizia & industria, acqua, rifiuti & inquinamento ed agricoltura & foreste. I labelled green bond invece si differenziano da quest’ultimi poiché, oltre ad essere utilizzati per finanziare progetti che abbiano un impatto positivo sull’ambiente, hanno anche ricevuto una qualche forma di certificazione. “L’etichetta” che definisce un’obbligazione come green è un segnale importante per gli investitori perché facilita la valutazione delle performance e del livello di rischio. Inoltre, lo sviluppo di indici per i green bond come il S&P Dow Jones, Solactive, Barclays MSCI e Bank of America Merrill Lynch, forniscono un’ulteriore strumento di valutazione, stimolando quindi la crescita degli investimenti climate-aligned. Il dato interessante, che emerge da questa analisi, è che i labelled green bond sono solo la punta dell’iceberg. Ad oggi vi sono obbligazioni climate-aligned per un valore di 576 mld di dollari, quindi ad elevato valore ambientale, non ancora etichettate come green.
Negli ultimi anni la Green Finance ha visto un incremento dell’interesse da parte di diversi investitori sia dal mondo privato che da quello pubblico e per questo motivo si sono moltiplicate le iniziative per classificare come green alcuni prodotti finanziari. La crescita dei green bond sembra rispondere innanzitutto a questo crescente interesse, anche nell’ottica di migliorare le performance in termini di reputation dei diversi attori finanziari. Ma le obbligazioni verdi possono essere molto più che un esercizio di revisione della tassonomia degli investimenti, dimostrandosi efficaci per promuovere lo stanziamento di nuove ed ingenti risorse economiche in favore di una più rapida transizione verso un’economia green e a basse emissioni di carbonio.
In Italia, ad esempio, a partire dalla fine del 2015, il Ministero dell’Ambiente e l’UNEP hanno promosso, seguendo le linee guida delineate nel documento “UNEP Inquiry – Design of a Sustainable Financial System”, l’iniziativa Italian National Dialogue on Sustainable Finance dove la Fondazione per lo sviluppo sostenibile ha coordinato il tavolo di lavoro sul tema Measuring progress, delineando un framework per la misurazione delle performance green del sistema finanziario.
I primi attori ad aver emesso labelled green bonds tra il 2007 -2008 sul mercato internazionale sono stati la BEI e la Banca Mondiale che ha, inoltre, collocato nel 2015 obbligazioni verdi destinate a finanziare iniziative ambientali e per il clima sul mercato italiano. L’Asia, con la Cina in testa, rappresenta oggi il 90% dei green bond. Mentre l’Europa, sebbene vi sia ampio margine di crescita delle obbligazioni verdi, risulta essere leader nel settore della “climate finance” avendo stanziato nel 2014 14,5 miliardi di euro per i paesi in via di sviluppo e fornendo un contributo significativo al target globale dei 100 miliardi di dollari all’anno fissato per il 2020.
In Francia, primo Stato al mondo ad emettere obbligazioni verdi, sarà l’agenzia France Tresor (Aft), alle dipendenze della direzione del tesoro, a guidare l’operazione. L’obbiettivo è quello di raccogliere, a partire dal 2017, 3 miliardi di euro l’anno cosi da finanziare una parte del “Piano per la transizione energetica” – comprendente lo sviluppo di energie rinnovabili e la gestione dei rifiuti – inserito nella prossima Finanziaria che sarà presentata in Consiglio dei Ministri a fine mese. I Ministeri dell’Ambiente e delle Finanze lavoreranno insieme per definire i criteri di scelta dei progetti e le modalità pratiche di uso dei ricavi derivanti dal collocamento dei green bond anche al fine di evitare rischi di “greenwashing”. Si tratta di un mercato in cui non sono ancora presenti standard riconosciuti di riferimento e per questo motivo sono stati creati dei gruppi di lavoro. Diverse Ong dialogheranno con il Tesoro Francese per sviluppare un sistema di reporting dettagliato sui progetti che saranno finanziati attraverso i green bond (in linea con la procedura prevista anche per le aziende private) mentre, come affermato da Les Echos – il principale giornale economico finanziario francese – diverse banche partner aiuteranno a strutturare le obbligazioni per fare in modo che il costo non sia superiore a quello del debito sovrano francese classico. Per incentivare l’adozione di tale strumento finanziario l’Europa sta studiano sistemi di defiscalizzazione. A tale proposito è interessante notare come, in Italia, il regime fiscale applicato sugli strumenti finanziari è pari al 26%, mentre quello per i titoli di stato è al 12,5% (Dipartimento del Tesoro, 2016). Un’agevolazione pensata per incentivare gli investimenti verso i titoli di debito pubblico e che potrebbe essere applicata anche ai green bond emessi dallo Stato italiano sul modello dell’iniziativa francese. In Italia, obbligazioni verdi sono state quelle emesse nel 2014 dal gruppo Hera, per 500 mln di euro al fine di finanziare progetti di miglioramento ambientale. Ma oggi, grazie all’esempio francese, il mercato dei bond potrebbe diventare uno strumento utile anche agli Stati per finanziare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio.
Links e documenti utili:
Climate bonds initiative (2016), “Climate Change: The State Of The Market In 2016”
www.climatebonds.net/resources/publications/bonds-climate-change-2016;
Les obligations vertes au service de la transition énergétique et écologique, Septembre 2016
www.developpement-durable.gouv.fr/IMG/pdf/EssentielObligationsVertes_.pdf