Giornata Mondiale del suolo 2023: focus sul legame tra suolo e acqua

Giornata Mondiale del suolo 2023

Suolo e Acqua fonte di vita è il tema scelto per l’edizione 2023 della Giornata mondiale del Suolo che, istituita dalla FAO (Food and Agricolture Organization) nel 2014, si celebra ogni anno il 5 dicembre e che quest’anno mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della relazione tra suolo e acqua nella realizzazione di sistemi agroalimentari sostenibili e resilienti.

Oltre il 95% del cibo è legato a queste due risorse, entrambe fortemente minacciate dai cambiamenti climatici e delle attività umane.

Il consumo di suolo, prevalentemente legato alle dinamiche insediative e infrastrutturali, porta alla perdita, spesso irreversibile, di questa risorsa ambientale fondamentale, limitata e non rinnovabile. Gli ultimi dati del Rapporto ISPRA evidenziano l’intensificazione di questa problematica anche in Italia. Nel 2022, le nuove coperture artificiali hanno riguardato altri 76,8 km2, il 10,2% in più del 2021. Si tratta, in media, di più di 21 ettari al giorno, il valore più elevato degli ultimi 11 anni, in cui non si erano mai superati i 20 ettari.

La crescita delle superfici artificiali ha interessato 2,4 metri quadrati di suolo ogni secondo ed è stata solo in piccola parte compensata dal ripristino di aree naturali, (che ha riguardato 6 km2, per lo più associati al recupero di aree di cantiere o di altro suolo consumato reversibile), facendo risultare ancora lontano l’obiettivo di azzeramento del consumo di suolo netto, che, negli ultimi dodici mesi, è invece risultato pari a 70,8 km2 (19,4 ettari al giorno, 2,2 m2 /sec), di cui 14,8 km2 di consumo permanente. A quest’ultimo valore vanno aggiunti altri 7,5 km2 passati, nell’ultimo anno, da suolo consumato reversibile (rilevato nel 2021) a permanente, portando nell’ultimo anno a una crescita complessiva dell’impermeabilizzazione di 22,3 km2.”

Le aree edificate occupano 5.414 km quadrati, un territorio grande quanto la Liguria e continuano a crescere: nell’ultimo anno sono stati costruiti 9,94 km quadrati di edifici, in un Paese da tempo in decrescita demografica e dove risultano circa 249 km quadrati di edifici inutilizzati. Ispra ha stimato in 20 miliardi di € la perdita dei servizi ecosistemici negli ultimi 16 anni.

In 15 regioni il suolo consumato stimato al 2022 supera il 5%, si legge nel Rapporto, con i valori percentuali più elevati in Lombardia (12,16%), Veneto (11,88%) e Campania (10,52%). La Lombardia detiene il primato anche in termini assoluti, con oltre 290 mila ettari di territorio artificializzati (il 13,5% del suolo consumato in Italia è in questa regione). Gli incrementi maggiori, in termini di consumo di suolo netto avvenuto nel 2022, riguardano Lombardia (con 908 ettari in più), Veneto (+739 ettari), Puglia (+718 ettari), Emilia-Romagna (+635), Piemonte (+617).

Questi dati dovrebbero indurre a una rapida inversione di rotta, anche in considerazione del legame tra suolo e acqua richiamato dalla FAO. L’artificializzazione del territorio incide negativamente sulla gestione della risorsa idrica. L’impermeabilizzazione impedisce l’infiltrazione, con effetti fortemente negativi sia sull’incremento del rischio di alluvioni – dal momento che le acque di pioggia in larga parte terminano nei corsi d’acqua già gonfi per le precipitazioni – che sulla disponibilità idrica, ostacolando le dinamiche di ricarica delle falde.

Ma ridurre la cementificazione e l’alterazione delle caratteristiche fisiche e chimiche delle superfici libere contribuisce anche in maniera rilevante nella lotta ai cambiamenti climatici. Un suolo degradato aumenta il suo tasso di emissione di protossido di azoto e riduce notevolmente la propria capacità di sequestro del carbonio e di assorbimento del metano.

Pertanto, nel percorso di transizione verso una economia decarbonizzata e nature positive, diviene sempre più urgente l’adozione di una legge sull’arresto del consumo di suolo, capace di orientare rapidamente e in maniera netta le future politiche di governo del territorio, tenendo conto dell’esigenza di incrementare l’efficacia delle azioni di adattamento ai cambiamenti climatici.

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