Decreto Milleproroghe. Perplessità su rinnovabili ed efficienza energetica

di Simone Togni

Le recenti norme emanate in tema di efficienza energetica dal Governo, possono essere considerate parzialmente soddisfacenti se analizzate alla luce del possibile blocco alle agevolazioni paventato in corso dei definizione del provvedimento, e anche in considerazione dell’attuale situazione finanziaria che a livello congiunturale il Paese affronta.

Il provvedimento varato ha tuttavia lasciato qualche perplessità dovuta più ad un approccio complessivo poco condivisibile che tende a considerare il settore del risparmio energetico, dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili come un costo per le casse pubbliche piuttosto che una possibilità di sviluppo e di investimento come invece potrebbe essere.

Emblematico quanto è accaduto. Il Governo ha ritenuto infatti di intervenire sulle misure varate nel corso della precedente legislatura che avevano introdotto degli importanti sgravi fiscali per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici, introducendo un limite agli interventi incentivabili, con l’intento di garantire una effettiva copertura contabile nel bilancio dello Stato.

Premettendo che il principio di garanzia può essere condiviso concettualmente, quello che non piace è la visione che ancora una volta tende a non considerare nello sviluppo delle tecnologie pulite connesse all’uso razionale ed efficiente dell’energia i ritorni economici, sociali, ambientali ed occupazionali dei medesimi, cosa che mina alla base le possibilità di crescita esponenziale di questo settore. Il rischio infatti di cadere nella rincorsa del contingente può essere doppiamente controproducente in quanto limita nell’immediato, come è già accaduto, la crescita e ritarda il ritorno benefico degli interventi previsti aggravando la situazione complessiva, sarebbe molto più efficace invece svincolare l’approccio alle tematiche strutturali, quali sono quelle di cui si discute, dalle questioni economiche di breve periodo, mantenendo una costanza e una stabilità negli interventi di sostegno che possano generare ritorni in termini di ricchezza prodotta, sviluppo industriale e conseguentemente gettito fiscale.

Inoltre dall’analisi del provvedimento, si evince un rischio reale di rallentamento nella diffusione di queste buone pratiche derivante da un aggravamento delle procedure che rischia di scoraggiare parte dei soggetti che avrebbero invece potuto prendere in considerazione tali interventi, infatti spesso la semplicità delle procedure vale più dell’aumento degli incentivi.

In conclusione è apprezzabile il passo indietro e la decisione di proseguire nella strada di rendere maggiormente efficiente il settore, ma la riqualificazione energetica degli edifici, gli interventi virtuosi di efficienza energetica e quelli volti a rendere autosufficienti gli edifici da un punto di vista energetico dovrebbero vedere a breve un ulteriore sforzo che dovrebbe consentire, sulla base di analisi approfondite e scientifiche di costi benefici ad oggi quasi del tutto indisponibili, di cambiare il passo e di superare la massa critica che consentirebbe una riduzione di ordine di grandezza dei costi di queste tecnologie che a sua volta innescherebbe un volano le cui ripercussioni positive sarebbero diffuse nei settori occupazionali, industriali e ambientali.

(Simone Togni – Segretario generale Anev)

 

 

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