Il COOU presenta il Green Economy Report

Sottrarre un rifiuto pericoloso come l'olio lubrificante usato alla dispersione nell'ambiente e avviarlo al riutilizzo, prioritariamente alla rigenerazione: è stato questo l'obiettivo del Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati sin dal primo anno di attività, nel lontano 1984.

Oggi, a 31 anni di distanza, i numeri parlano di 5.2 milioni di tonnellate di olio lubrificante usato raccolte, 4,34 milioni delle quali avviate alla rigenerazione con un risparmio per l’Italia stimato indi 3 miliardi di euro sulla bolletta petrolifera; dalla rigenerazione sono state prodotte 2,5 milioni di tonnellate di oli base,pari a circa il 25% dell’olio lubrificante prodotto in Italia.

Il COOU, quindi, non è solo il primo ente ambientale nazionale dedicato alla raccolta differenziata, ma rappresenta uno dei migliori esempi concreti in Italia di “Green Economy”: se nel 1984 questo termine era praticamente sconosciuto, oggi il quadro culturale, economico e normativo è profondamente cambiato anche grazie anche ad esperienze positive come quella del Consorzio.

Il Green Economy Report 2014 del Consorzio, curato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, continua il racconto di un case study reso possibile grazie al contributo di una intera filiera di professionisti. Lo scorso anno il Sistema Consorzio – composto dal COOU e dalle aziende di raccolta e della rigenerazione – ha recuperato il 43,7% del totale immesso al consumo in Italia, un dato in aumento dello 0,4% rispetto al 2013 e vicino al 100% del potenziale stimato raccoglibile dal Consorzio. Il 91% degli oli usati gestiti sono stati avviati alla rigenerazione, da cui sono state ricavate 111mila tonnellate di basi rigenerate, cui si aggiungono 56mila tonnellate di nuovi prodotti recuperati in altre filiere (come i bitumi) e 16mila tonnellate recuperate come combustibile in impianti per la produzione di cemento. Solo 200 tonnellate sono state inviate a smaltimento per termodistruzione. Grazie alla corretta raccolta e alla rigenerazione il Paese ha potuto risparmiare 90 milioni di euro sulle importazioni di greggio dall’estero: risorse che hanno alimentato una filiera che produce occupazione nel nostro territorio e alimenta la competitività delle imprese italiane.

Un lavoro che ha contribuito a ridurre in misura significativa non solo il potenziale inquinamento, ma anche le emissioni di CO2 e i consumi di acqua, materia e suolo, dando vita a un bilancio ambientale netto positivo misurato attraverso quattro indicatori di footprintparametri: oltre 58 mila tonnellate di emissioni di CO2 equivalente evitate (Carbon footprint), 545 mila metri cubi d acqua risparmiati (Water footprint), 248 mila tonnellate di risorse naturali, fossili e minerali, non consumate (Materialfootprint)e 679 ettari di territorio risparmiati (Land footprint).

“Un anno molto particolare il 2014 – spiega il presidente del COOU, Paolo Tomasi – e non solo per il cambio del nostro modello di gestione. Infatti a partire da giugno abbiamo assistito ad un vero e proprio crollo del prezzo del greggio che ha coinvolto anche i prodotti ottenuti dalla sua raffinazione tra cui gli oli base. In tale contesto il lavoro della filiera è stato messo a dura prova, ma i livelli di raccolta e di rigenerazione degli oli usati sono stati mantenuti come pure gli standard di efficienza che collocano il nostro Consorzio ai vertici nella Comunità”.

Download “Green Economy Report COOU | Update 2014” Pubblicato il: 30 Nov 2015

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