Come dimezzare le emissioni di CO2 dell’industria pesante europea entro il 2050: con la circular economy, of course!

Lo studio The Circular Economy: a Powerful Force for Climate Mitigation. Transformative innovation for prosperous and low-carbon industry presentato da Material Economics in collaborazione con alcune importanti organizzazione, come la European Climate Foundation e la Ellen MacArthur Foundation, analizza gli impatti potenziali della circular economy in termini di riduzione delle emissioni di CO2 relativamente al comparto dell’industria pesante.

In particolare l’analisi si concentra sulla produzione di acciaio, cemento, plastica e alluminio che da soli sono responsabili dei tre quarti delle emissioni di CO2 del settore.

Secondo lo studio, la diffusione dell’economia circolare nell’industria pesante potrebbe portare a un taglio delle emissioni di settore a livello europeo di circa 300 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno al 2050 rispetto a uno scenario a misure correnti, pari a una riduzione del 56%. Più in dettaglio lo studio analizza tre tipologie di intervento con potenziali diversi. La prima riguarda le c.d. opportunità di ‘ricircolo’ (che include riciclo, recupero, riuso etc.) dei materiali: investendo nella riciclabilità e riutilizzabilità dei prodotti in acciaio, cemento, plastica e alluminio si potrebbero arrivare a risparmiare 178 milioni di tonnellate di CO2. La seconda tipologia di intervento riguarda l’efficienza dei materiali: tagliare gli sprechi di produzione, evitare sovradimensionamenti legati a normative troppo restrittive, o confezionare prodotti su misura per l’uso specifico potrebbero portare, sempre al 2050, a un ulteriore risparmio di 56 milioni di tonnellate di CO2. Infine adottare nuovi modelli circolari di business nei settori della mobilità e nelle costruzioni, a cominciare da quelli orientati allo sharing, potrebbero condurre a un risparmio di 62 milioni di tonnellate di CO2 tagliando il consumo di materiali del settore mobilità addirittura del 75% al 2050.

Nello studio vengono anche riportate alcune stime a livello globale. In particolare si cita il dato dell’IPCC secondo cui per rispettare la soglia dei 2°C di aumento della temperatura globale non si dovrebbero emettere più di 800 miliardi di tonnellate di CO2 (GtCO2) da qui al 2100. Eppure secondo gli attuali scenari business as usual la sola produzione di materiali porterebbe a più di 900 GtCO2. Applicando misure basate su efficienza energetica e su strategie low-carbon, secondo lo studio, le emissioni cumulate del settore potrebbero scendere a 650 GtCO2. Per scendere ulteriormente fino alla soglia delle 300 GtCO2 che lo studio ritiene permetterebbero al settore di rispettare l’impegno dei 2°C sarebbe necessario aumentare considerevolmente la cattura e stoccaggio di carbonio, introdurre importanti e rapidi cambiamenti nei processi produttivi, e soprattutto ridurre la domanda di materie prime attraverso una serie di misure di circolarità.

Il lavoro stimola una riflessione sul fatto che in Europa, e non solo, le politiche e misure per la mitigazione del cambiamento climatico si sono finora concentrate essenzialmente sull’aumento dell’efficienza energetica e sulla promozione di tecnologie low-carbon. Entrambi questi approcci sono importanti, ma non sufficienti quando si parla di industria pesante che, tra emissioni dirette e indirette connesse al consumo di elettricità, sarebbe responsabile secondo gli autori di circa il 40% delle emissioni totali di CO2. È quindi necessario valutare con attenzione anche gli impatti della c.d. ‘material efficiency’, ovviamente da affiancare, non sostituire, alla più tradizionale energy/carbon efficiency.

Link allo studio 

 

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