Aumentare al 55% l’impegno di riduzione delle emissioni di gas serra al 2030

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

Il Parlamento europeo,in vista del nuovo vertice sul clima delle Nazioni Unite che si terrà a New York nel settembre 2019, ha approvato una risoluzione, il 14 marzo scorso, per aumentare l’impegno (NDC) dell’Unione europea di riduzione dei gas serra al 55% rispetto alle emissioni del 1990: un impegno importante, visto che quello attualmente vigente è del 40% .

Visto che le valutazioni scientifiche dell’IPCC e dell’UNEP convergono nel ritenere necessario, per avere una buona probabilità di mantenere l’aumento globale delle temperature “ben al di sotto dei 2°C” come stabilito dall’Accordo di Parigi, arrivare ad emissioni nette (emissioni meno assorbimenti) di gas serra pari a zero al 2050, la Commissione europea, in occasione del vertice europeo che si terrà il prossimo maggio a Sibiu, ha pubblicato la comunicazione “Un pianeta pulito per tutti – Visione strategica a lungo termine per un’economia prospera, moderna, competitiva e climaticamente neutra” con la quale ha sostenuto l’obiettivo di tale azzeramento.

L’obiettivo più avanzato è necessario per dare un contributo rilevante e concreto alla mitigazione del cambiamento climatico, visto che dal 2010 al 2016 l’Agenzia europea per l’ambiente ha stimato un danno di circa 12,8 miliardi solo per eventi atmosferici estremi in Europa e che, se non intervengono nuove misure, tali danni climatici crescerebbero fino a 190 miliardi entro il 2080.

Tenendo conto che, secondo il recente rapporto delle Nazioni Unite sul divario delle emissioni, con gli attuali impegni già deliberati (NDC) dai vari Paesi del mondo, compreso quello del 40% dell’Unione europea, sarebbe superato di gran lunga il limite dei 2°C e si arriverebbe invece ad un riscaldamento medio stimato di circa 3,2 °C .

Secondo le stime della Commissione, inoltre, il Pil dell’Unione europea crescerebbe di più in uno scenario ad emissioni di gas serra pari a zero,rispetto ad altri scenari con minori riduzioni delle emissioni e una giusta transizione verso l’azzeramento netto delle emissioni di gas serra può tradursi in una crescita netta di posti di lavoro.

Con lo scenario a zero emissioni nette la dipendenza dell’Europa dalle importazioni energetiche scenderebbe dal 55% attuale al 20%, con un risparmio cumulativo sui costi delle importazioni di combustibili fossili tra il 2031 e il 2050 fino a 3.000 miliardi.

La risoluzione del Parlamento europeo rileva inoltre che in una società a impatto climatico neutro ci sarebbero minori rischi per la salute e per la sicurezza dei cittadini, più benessere grazie alla maggiore biodiversità e al minore inquinamento atmosferico, con una riduzione dei costi sanitari stimabili in ben 200 miliardi l’anno in Europa.

Se questo è il quadro, osserva il Parlamento europeo, occorre rivedere la traiettoria anche dell’obiettivo già fissato al 2030 -al 40%- perché è troppo basso e non allineato alla traiettoria delle emissioni nette pari a zero al 2050 e perché rischia di limitare le opzioni future e di ridurre la disponibilità di alcune opzioni per una decarbonizzazione efficiente in termine di costi.

Sarebbe bene che anche in Italia riprendessimo queste valutazioni visto che stiamo discutendo una proposta del governo di Piano per l’energia e il clima che comporterebbe un taglio di solo il 37% delle nostre emissioni totali di gas serra al 2030.


Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 22/03/2019
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