Rifiuti: una realtà industriale con 7500 impianti, pochi al Sud
Con circa 7.500 impianti di smaltimento e recupero, il comparto rifiuti e' diventato una realta' industriale di notevole peso in Italia. Ma restano ancora alcuni punti di criticità come il troppo ricorso alle discariche e la distribuzione disomogenea degli impianti sul territorio.
Ancora il 49,3% dei rifiuti urbani finisce infatti nelle discariche, discariche che tra l’ altro sono al limite e hanno una autonomia di soli due anni e il Mezzogiorno soffre di un grave deficit di impianti di recupero e riciclaggio.
La fotografia degli “Impianti per il trattamento dei rifiuti in Italia” è contenuta nel rapporto Fise-Assoambiente, curato dalla Fodazione Sviluppo Sostenbile. Secondo il Rapporto le discariche sono ormai diventate un ”nodo critico”, sia ‘per le ridotte capacita’ di smaltimento, sia per gli impatti ambientali, sia per i rischi di emergenze, ma anche per la direttiva UE del 2008 che assegna alle discariche un ruolo residuale . Al contrario, nel nostro Paese lo smaltimento in discarica resta quello più utilizzato con 49,3% dei rifiuti non pericolosi prodotti, contro il 34,3% del riciclo o altro recupero e il 16,4% di incenerimento e recupero energetico.
Proprio sul recupero energetico dal rapporto emerge anche una peculiarità tutta italiana. A fronte di 56 grandi impianti ce ne sono ben 359 di piccole dimensioni che ricalcano il modello italiano delle piccole e medie imprese. Dal Rapporto emerge anche la forte disomogeneità nella distribuzione degli impianti sul territorio nazionale. La capacità di recupero energetico dai termovalorizzatori, ad esempio, è nettamente superiore nell’ Italia settentrionale (69,8%), contro il 14,6% al centro e il 15,6% al Sud. Anche gli impianti di recupero dei rifiuti che sono 6.404 con una capacità di trattamento autorizzata annua di 150,8 milioni di tonnellate vedono il sud fanalino di coda.