Una rivoluzione verde per rilanciare la domanda anche in Italia

Si chiama “Progetti eco-sostenibili per rilanciare la domanda”, un ottimo articolo di Giampaolo Fabris comparso oggi, 18 marzo, a pagina 18 del Sole 24 Ore.

Partiamo dalle parole di Obama citate nell’articolo: “Ci sono tempi in cui basta ridipingere la casa e tempi in cui occorre ricostruirne le fondamenta”. Ed è chiaro che il riferimento è alla situazione attuale nella quale non si può pensare di dare una spennellata qua e là quando il palazzo sta crollando sotto i nostri piedi.

E mentre Obama sembra aver compreso tutto questo e avviato una seria politica di contrasto (120 miliardi di dollari per le energie rinnovabili, riduzione delle emissioni del 14% entro il 2020, riduzione delle spese di guerra, aumento delle imposte ai più ricchi e sanità accessibile per tutti) in Italia stiamo ancora cercando di ricostruire lo status quo ante.

Fabris racconta di aver partecipato a una tavola rotonda promossa recentemente dal ministro Tremonti e di aver sentito parlare (provando un senso di estremo disagio) solo di regole e nuovi sistemi di governante.
“Non vi è consapevolezza” scrive Fabris ” che stiamo davvero entrando in un’epoca dove nuovi modi di produzione, l’irrompere di nuove tecnologie disegnano inediti scenari. Ma, soprattutto, dove le minacce all’ecosistema pongono priorità inderogabili, e dove il benessere non può più essere perseguito cumulando senza fine ricchezze materiali”.

“Non c’è alcuna vocazione pauperistica, che mi è totalmente estranea, in queste affermazioni” aggiunge Fabris “Solo la presa d’atto che la religione dello sviluppo illimitato, del perseguire la moltiplicazione dei consumi significa soltanto, nella metafora del presidente americano, ridipingere la facciata dell’edificio senza accorgersi che sta crollando”.

E purtroppo, la questione veramente drammatica è che “ricostruire le fondamenta del sistema Paese e gettare un occhio al futuro non sembra far parte dell’agenda, e nemmeno nella sensibilità di chi governa. Per il vero neanche dell’opposizione. Appare totalmente assente la percezione che questa crisi certifichi che un periodo storico va concludendosi e che occorre uscirne diversamente dal passato”.

Cosa bisogna capire quindi? Semplice, secondo il giornalista del Sole 24 Ore basterebbe accorgersi “che esistono aree di bisogno sempre più vaste a cui il mercato, così come attualmente configurato, non fornisce una risposta e che potrebbero costituire eccellenti opportunità produttive per un’industria che langue”.

Sostanzialmente urge abbandonare un modello di sviluppo che appartiene ormai al passato, quando pensare di riempire le nostre case di oggetti di “un’obsolescenza pianificata” sembrava un segnale inequivocabile del benessere di cui godeva la nostra società. Una società, quella italiana, che non ha più alibi e che, volente o nolente, dovrà iniziare a guardare l’economia con occhi diversi, se realmente, sulla scia di chi sta provando a uscire efficacemente dalla crisi, intende fare qualcosa per tirarsi fuori dal pantano in cui si è immersa.

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