Buone nuove da Poznan

di Raimondo Orsini

Più luci che ombre emergono dalle sessioni del COP 14 (meeting mondiale della Conferenza Quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico), tenutosi a Poznan dal 1 al 12 Dicembre, nonostante la difficile congiuntura internazionale e gli occhi rivolti al parallelo incontro dei Primi ministri europei a Bruxelles sugli stessi temi.

Poznan infatti, oltre a gettare le basi comuni ed una roadmap per Copenaghen 2009 – dove si firmeranno i nuovi e fondamentali accordi UN sul periodo post-Kyoto, con orizzonte temporale 2012- 2020 e 2030 – ha fatto registrare 3 importanti novità:
1) La nuova posizione USA, non ancora ufficializzabile ma ormai nota, ha completamente cambiato l’equilibrio e le forze in gioco rendendo le prospettive per il dopo Kyoto molto più favorevoli per un nuovo accordo internazionale di forte riduzione delle emissioni di gas serra al 2020.
2) La larga maggioranza dei rappresentanti dei Paesi che fanno parte delle Nazioni unite ha sostanzialmente condiviso il principio secondo cui la recessione economica non è un ostacolo ma uno stimolo ulteriore per la lotta al cambiamento climatico. Il new deal energetico ed industriale legato allo sviluppo delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica offre opportunità economiche e di sviluppo occupazionale a livello mondiale.
3) I Paesi in via di sviluppo, finora tiepidi nei confronti della Convenzione e del Protocollo, hanno mostrato maggior impegno. Un esempio importante è quello del Messico, che ha assunto obiettivi stringenti di riduzione della CO2 reclamando la leadership per il Sudamerica.

La nuova posizione americana è stata suggellata non solo dalla presenza ufficiale di John Kerry, ma dall’intervento del premio Nobel Al Gore nella giornata conclusiva dell’evento, che ha scaldato la platea dei delegati ed ottenuto un consenso unanime.
Nel suo discorso Gore ha elogiato la Cina per l’impegno verde di 600 miliardi di dollari in 2 anni e per il suo nuovo programma di forestazione, ma soprattutto ha sottolineato che gli Stati Uniti – che hanno appena bocciato decine di progetti per nuove centrali a carbone e stanno puntando verso un sostanzioso incremento delle rinnovabili – attiveranno nel breve termine un sistema di riduzione delle emissioni con meccanismi cap and trade simili all’ETS europeo, ed assumeranno il ruolo di leader mondiali nella lotta al cambiamento climatico. Ha citato il nuovo presidente Barak Obama, e ha detto: “ciò non ci aiuterà solo a realizzare un futuro energetico pulito, ma ci aiuterà anche a trasformare le nostre industrie e a trascinare il nostro paese fuori dalla crisi economica”.

I delegati hanno concordato che un primo testo di accordo per Copenaghen sarà pronto già a Giugno 2009 e che i tavoli fra i ministri porteranno ad una roadmap condivisa nei prossimi mesi.

In rappresentanza della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile ho presentato, insieme con Poste Italiane, Ducati Energia, PostEurope ed altri partners internazionali, i primi risultati del progetto Greenpost, finanziato dalla Commissione Europea, che punta a ridurre notevolmente le emissioni di CO2 derivanti dai servizi postali attraverso la massiccia introduzione di veicoli ibridi ed elettrici.

Raimondo Orsini
(Direttore Fondazione Sviluppo Sostenibile)

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