Criminalità ambientale: approvata direttiva Ue con nuovi reati e sanzioni

Criminalità ambientale

Nuova direttiva europea contro la criminalità ambientale: l’Europarlamento ha approvato in via definitiva nuove misure e sanzioni per contrastarla e ha individuato nuovi reati. La criminalità ambientale è la quarta attività criminale al mondo e una delle principali fonti di reddito per la criminalità organizzata insieme al traffico di droga, armi e alla tratta di esseri umani.

La nuova direttiva, concordata con il Consiglio il 16 novembre 2023, individua  nuovi reati come il commercio illegale di legname, l’esaurimento delle risorse idriche, le gravi violazioni della legislazione dell’UE in materia di sostanze chimiche, e l’inquinamento provocato dalle navi. I deputati hanno voluto inserire nel testo anche i cosiddetti “reati qualificati”, vale a dire quelli che portano alla distruzione di un ecosistema e sono quindi paragonabili all’ecocidio (ad esempio gli incendi boschivi su vasta scala o l’inquinamento diffuso di aria, acqua e suolo).

I reati ambientali commessi da persone fisiche e rappresentanti d’impresa saranno punibili con la reclusione, a seconda della durata, della gravità o della reversibilità del danno. Per i cosiddetti reati qualificati, il massimo è di 8 anni di reclusione, per quelli che causano la morte di una persona 10 anni e per tutti gli altri 5 anni. Tutti i trasgressori saranno tenuti a risarcire il danno causato e ripristinare l’ambiente danneggiato, oltre a possibili sanzioni pecuniarie. Per le imprese l’importo dipenderà dalla natura del reato: potrà essere pari al 3 o 5% del fatturato mondiale annuo o, in alternativa, a 24 o 40 milioni di euro. Gli Stati membri potranno anche decidere se perseguire i reati commessi al di fuori del loro territorio.

I deputati hanno introdotto  sostegno e assistenza nel contesto dei procedimenti penali per gli informatori (whitleblower) che denunciano reati ambientali. Inoltre, hanno introdotto l’obbligo per gli Stati membri di organizzare corsi di formazione specializzati per forze dell’ordine, giudici e pubblici ministeri, redigere strategie nazionali e organizzare cam pagne di sensibilizzazione contro la criminalità ambientale.I dati sui reati ambientali raccolti dai governi dell’UE dovrebbero inoltre consentire di affrontare meglio la questione e aiutare la Commissione ad aggiornarne regolarmente l’elenco. La direttiva dovrà essere ora pubblicata sulla G.U. della Ue.

La prima direttiva 2008/99/CE sulla tutela penale dell’ambiente ha obbligato tutti gli Stati membri dell’Unione Europea a prevedere misure di diritto penale tese a perseguire violazioni gravi della normativa europea in materia ambientale. Dopo il termine ultimo previsto per il recepimento (dicembre 2010) la Commissione Europea aveva più volte sollecitato gli Stati Membri, tra cui anche l’Italia, ad adeguare il proprio ordinamento interno alle disposizioni comunitaria. In Italia la direttiva è stata recepita con la Legge n.68 del 22/05/2015 che  ha effettuato una riforma di ampio respiro del diritto penale dell’ambiente, introducendo nel Codice Penale  il Titolo VI bis, nel Libro II, dedicato ai Delitti contro l’ambiente.

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