Caro bollette, per oltre il 90% non è legato alla transizione ecologica

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

Vediamo innanzitutto i numeri di riferimento del GME (il gestore del mercato elettrico). Da maggio a settembre abbiamo registrato in Italia un balzo del prezzo medio dell’energia elettrica dispacciata dai produttori (PUN): da circa 70  a 140 euro al megawattora. Nei primi 5 mesi del 2021 i prezzi erano stati contenuti in un intervallo compreso fra i 60 e i 70 euro al megawattora. A metà del 2020, in piena pandemia, i prezzi erano scesi al minimo storico di 40 euro al megawattora. Questi numeri ci dicono che negli ultimi 5 mesi i prezzi dell’energia elettrica dispacciata dai produttori, rispetto al primo periodo del 2021, sono raddoppiati, con un aumento quindi del 100% e che rispetto al punto più basso raggiunto nel 2020, i prezzi dell’energia elettrica dispacciata  negli ultimi mesi sono più che triplicati.

L’incidenza della transizione alla neutralità climatica sul prezzo dell’elettricità viene attribuita al pagamento delle emissioni di CO2, introdotto col sistema europeo chiamato ETS. Il prezzo medio della tonnellata di CO2 emessa dalla centrali elettriche è stato nel 2020 di 24,8 euro; nel primo trimestre del 2021 è salito a 35,6 euro a tonnellata e nel secondo trimestre del 2021 a 50,2 euro a tonnellata. Teniamo pur come riferimento l’aumento a 60 euro a tonnellata raggiunto a settembre: quanto incide il costo della CO2 sul costo del megawattora elettrico?

Le emissioni specifiche della produzione di elettricità in Italia sono pari a 263 KG di CO2 al megawattora che, a 60 euro a tonnellata, fanno circa 16 euro al megawattora.

L’aumento rispetto al primo trimestre è stato di circa 25 euro a tonnellata, che corrispondono a circa 6 euro e mezzo al megawattora. Rispetto al 2020 l’aumento della CO2 è stato di circa 35 euro a tonnellata che al megawattora significa poco più di 9 euro.

Se l’aritmetica non è un’opinione significa che:

– l’incidenza, sul prezzo di dispacciamento dell’energia elettrica, del costo della CO2, al suo punto massimo di settembre, sarebbe dell’11,4% (16  su 140 euro al megawattora;

– l’incidenza sull’aumento del costo della CO2 fra il primo e il secondo trimestre del 2021 è del 9% (6,5 su 70 euro), rispetto a un aumento del 100%;

– l’incidenza dell’aumento del prezzo della CO2 al massimo del 2021 rispetto al 2020 è del 9% (9 euro su 100).

Il prezzo di dispacciamento dell’energia elettrica, come è noto,  è solo una parte, sia pure la maggiore, della bolletta. Se riferissimo il costo della CO2 al prezzo al megawattora pagato dalle famiglie con la bolletta, queste percentuali si ridurrebbero a circa la metà.

A cosa è dovuto quindi per la quasi totalità l’aumento delle bollette elettriche? All’effetto rimbalzo che ha coinvolto l’intera economia e ha generato un forte rialzo dei prezzi delle materie prime e dell’energia e, in particolare,  un forte aumento del prezzo del gas. Il prezzo del gas era diminuito a metà del 2020 ai minimi storici, sotto i 10 euro/MWh, poi è tornato a crescere intorno ai 15 euro/MWh a fine 2020, ad aprile aveva superato i 20 euro, a maggio i 25, a giugno i 28, per poi balzare ai valori del tutto inusuali di 56 euro di settembre.

Considerando il rendimento medio delle centrali a gas italiane del 56%, il prezzo di dispacciamento dell’energia elettrica ha avuto un andamento sovrapponibile a quello del gas.

Invece di polemizzare con la transizione climatica, per ridurre le bollette occorre aumentare le rinnovabili e ridurre la dipendenza dal gas nella produzione di energia elettrica.

 


Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 17/09/2021
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