La circolarità è strategica anche per la transizione climatica

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

La transizione alla neutralità climatica richiede un cambiamento della produzione e della distribuzione di energia, in particolare di quella elettrica. Passare da un numero relativamente contenuto di grandi centrali termoelettriche – a carbone, a gas e ad olio combustibile – a un numero di gran lunga superiore di pannelli solari, di impianti eolici e a biomasse, richiede anche una enorme quantità di minerali per realizzarli. Serviranno, per la generazione distribuita, anche reti più estese e un gran numero di batterie di accumulo per l’utilizzo delle fonti rinnovabili.

Un altro cambiamento riguarderà il passaggio ai veicoli elettrici, con i relativi motori e batterie. Il ricorso all’idrogeno verde richiederà impianti di elettrolisi per produrlo e  celle a combustibile per utilizzarlo.

Considerando solo questi impieghi – che sono solo una parte di quelli necessari alla transizione climatica – l’Agenzia Internazionale per l’Energia  ha pubblicato un Rapporto (The Role of Critical Minerals in Clean Energy Transitions, IEA 2021che fornisce alcune stime dell’enorme aumento del consumo di “minerali critici”: rame, litio, nichel, cobalto, manganese e grafite sono, per esempio, cruciali per le performance delle batterie; terre rare sono elementi essenziali per i magneti impiegati nei motori dei veicoli elettrici; le reti elettriche richiedono una grande quantità di rame e di alluminio; per produrre con impianti di elettrolisi e utilizzare con celle a combustibile idrogeno verde servirà una gran quantità di nichel, di zirconio, di palladio e di platino.

Per stare nella traiettoria della neutralità climatica occorrerà aumentare, a livello mondiale, la capacità installata di pannelli solari fotovoltaici dai circa 105 GW del 2020 a circa 315 GW aggiuntivi annui nel 2040 e dai 70 GW aggiuntivi annui di impianti eolici nel 2020 ad almeno 160 GW. Tutto ciò richiederà di aumentare il consumo di rame da 280 a 990 mila tonnellate e del silicio da 390 a 800 mila tonnellate per i pannelli fotovoltaici e da 700 mila tonnellate a 1.700.000 tonnellate di una serie di “minerali critici” (rame, zinco, manganese, cromo, nichel e altri) per gli impianti eolici.

Entro due decenni, nello scenario dell’Accordo di Parigi per il clima-secondo questo studio dell’Agenzia internazionale per l’energia – il consumo mondiale di terre rare e di rame dovrebbe aumentare di oltre il 40%, quelli di nichel e cobalto del 60-70% e di litio di circa il 90%. Il consumo totale di questi “minerali critici” dovrebbe aumentare, in uno scenario di neutralità climatica, al 2040 di ben 6 volte: da circa 7 milioni di tonnellate nel 2020 a oltre 42 milioni di tonnellate nel 2040.

Una crescita così consistente del consumo di questi “minerali critici” pone alcuni problemi rilevanti: di volatilità dei prezzi e quindi di costi e di incertezza nella programmazione degli impianti e di approvvigionamento, anche perché la fornitura di questi “minerali critici” dipende da un numero limitato di Paesi. Tutto ciò potrebbe  mettere in serie difficoltà le misure di riduzione delle emissioni di gas serra e rallentare la transizione alla neutralità climatica.

È quindi necessario e urgente che le attività coinvolte nella produzione e nell’uso delle fonti rinnovabili di energia e gli altri settori della transizione climatica adottino criteri di circolarità per ridurre il ritmo di crescita del prelievo di “minerali critici” vergini. Come? Aumentando l’efficienza nell’uso dei materiali e dell’energia, specie se è rinnovabile; prolungando l’uso degli impianti, in modo che siano più durevoli, riparabili, riutilizzabili; fabbricandoli in modo che siano riciclabili, che siano tutti riciclati e realizzati impiegando, al massimo possibile, materiali provenienti dal riciclo; riducendo le auto circolanti, anche se elettriche,  aumentando la ciclo-pedonalità e il trasporto condiviso.


Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 14/05/2021
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