Tempi lunghi per l’applicazione dei criteri europei di ecosostenibilità degli investimenti

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

Come procede l’applicazione dei criteri di ecosostenibilità degli investimenti, fissati dal recente Regolamento europeo 2020/852, della tassonomia verde?  Una prima valutazione è fornita da un rapporto (European Sustainable Finance Survey 2020)  finanziato dal Ministero dell’Ambiente federale tedesco che  ha valutato le operazioni di 84 importanti società europee quotate. Pur tenendo conto che più di un terzo delle società intervistate ha affermato che non aveva ancora i dati operativi classificati secondo le definizioni della tassonomia della Ue e che era in attesa della versione finale anche degli atti delegati, l’analisi ha tuttavia rilevato che meno di un terzo dei fatturati delle imprese analizzate derivano da attività economiche qualificate come ecosostenibili dalla tassonomia europea.

L’indagine inoltre ha rilevato che i mercati dei capitali europei offrirebbero limitate opzioni di investimento conformi ai criteri della tassonomia dell’UE. Altre valutazioni critiche rilevate riguardano il fatto che solo una piccola quota del fatturato analizzato contribuirebbe sostanzialmente alla mitigazione del cambiamento climatico e/o all’adattamento, che, anche quando la maggior parte del fatturato contribuisce in modo sostanziale a uno degli obiettivi ambientali della tassonomia, ha tuttavia  spesso un impatto negativo almeno su un altro obiettivo ambientale.

La maggior parte delle aziende non percepisce una chiara corrispondenza tra le proprie attività economiche e le attività rilevanti per la tassonomia, anche perché i criteri della tassonomia non risulterebbero chiari. Includerebbero, infatti, molte definizioni vaghe.

La richiesta di divulgare la valutazione dei propri investimenti sulla base dei criteri della tassonomia è ritenuto dalla gran parte delle aziende intervistate di difficile attuazione, con un costo elevato per la raccolta e la conservazione dei dati, per la complessità delle pratiche commerciali e per i processi interni.

Le banche, fra le società analizzate, risultano inclini ad applicare la tassonomia alla finanza di progetto e ai proventi dei prodotti finanziari, ma non a tutte le attività di prestito: i sistemi informatici delle banche non sarebbero attualmente attrezzati per registrare l’allineamento con la tassonomia e ci sarebbe una carenza  della domanda di prestiti allineati alla tassonomia.

Un’applicazione rigorosa e uniforme dei criteri di tassonomia alle attività di prestito, secondo le banche intervistate, non sarebbe applicabile data la grande varietà dei portafogli dei prestiti, delle tipologie di clienti e dei volumi di finanziamento.

Le banche intervistate dichiarano, inoltre, di avere difficoltà a interpretare i criteri della tassonomia: le attività di adattamento climatico mancano di chiarezza o sono difficili da valutare; non sarebbe chiaro il collegamento tra i criteri della tassonomia, gli standard e i criteri di sostenibilità comunemente utilizzati; i dati necessari per valutare l’allineamento della tassonomia spesso non sarebbero disponibili, soprattutto per le PMI; le banche disporrebbero di limitate capacità di valutare la conformità delle attività dei clienti con la tassonomia.

Da questa indagine mi pare emerga che la strada da percorrere per applicare i criteri europei di ecosostenibilità degli investimenti sia ancora lunga: le resistenze da superare sono ancora consistenti; la parte applicativa della tassonomia – da completare – è di grande importanza; serviranno determinazione, flessibilità e competenza per cogliere le potenzialità di questo nuovo strumento.


Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 09/10/2020
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