Il futuro del pianeta secondo le basi scientifiche del cambiamento climatico

a cura di Toni Federico

La Fondazione presenta la traduzione del Sommario per i decisori politici del quinto Assessment Report dell’IPCC.

Il primo volume dell’AR5 in bozza è ora disponibile in rete sul sito del Progetto Climate Change 2013 (link).

La Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile ha curato la traduzione in italiano del sommario per i decisori politici del primo volume dell’AR5 – quinto Assessment Report dell’IPCC sulle Basi scientifiche del cambiamento climatico – che la stampa nazionale ha ricevuto già da una settimana, reagendo con poche righe nelle pagine interne, in stridente contrasto con la stampa internazionale.  Siamo consapevoli che il paese è in acque agitate e che i più pensano che ci sia altro da fare che almanaccare sul futuro. Noi pensiamo però, manzonianamente, che una valorosa minoranza di concittadini vorrà leggere la crisi presente in una proiezione futura che interessa il mondo intero.

La lettura del Sommario, pur irto di ardui termini scientifici e statistici, è fuor di retorica un’esperienza affascinante. Vi si legge il futuro del pianeta fino al 2100 con riferimenti scientifici puntigliosi, votati in assemblea a Stoccolma pochi giorni orsono, parola per parola. Non è comune una escursione nel futuro fuorché nei libri di fantascienza. Qui si tratta di altro, dei risultati del lavoro di centinaia di ricercatori costruito in sei anni sulla base del quarto Rapporto del 2007 con una conclusione su tutte, niente affatto scontata e mai finora presentata: “È estremamente probabile che l’influenza umana sia stata la causa dominante del riscaldamento osservato dalla metà del 20° secolo”.

Andiamo con ordine: l’IPCC, Intergovernmental Panel on Climate Change, è un comitato scientifico intergovernativo istituito su richiesta dei governi dei paesi membri della Convenzione dell’ONU contro i cambiamenti climatici, che si prefigge di stabilizzare il clima mondiale, mitigare le emissioni di gas serra e predisporre misure di adattamento country-specific ai cambiamenti ormai in atto. L’IPCCC fu fondato nel 1988 da due organizzazioni delle Nazioni Unite: la World Meteorological Organization (WMO) e il United Nations Environment Programme (UNEP), e infine accreditato dall’Assemblea Generale dell’ONU nello stesso anno (R 43/53). La sua missione è quella di fornire valutazioni complete dei dati scientifici, tecnici e socio-economici in tutto il mondo per il rischio di cambiamenti climatici causati dalle attività umane, le sue potenziali conseguenze ambientali e socio-economiche, e le possibili opzioni per adattarsi a queste conseguenze o attenuare gli effetti.

IPCC non svolge attività di ricerca in proprio, né effettua misurazioni del clima e dei fenomeni correlati. Pubblica invece relazioni specialistiche ricavate dalla letteratura scientifica peer reviewed e pubblicata. L’IPCC si è guadagnata un’autorità indiscussa a livello internazionale sui cambiamenti climatici, mediante la produzione di studi e rapporti che hanno l’accordo di tutti i principali scienziati del clima e il consenso di ciascuno dei governi partecipanti. Il Panel ha fornito con successo consulenze politiche autorevoli con implicazioni di vasta portata per l’economia e stili di vita. L’IPCC presieduta da Rajendra K. Pachauri ha ricevuto il Premio Nobel per la pace nel 2007 in condivisione con Al Gore.

Il V Assessment Report (AR5) sarà composto da tre rapporti di altrettanti Working Group (WKG) e una Relazione di sintesi generale (SYR)così scadenzati:

WKG 1: The Physical Science Basis. Stoccolma, Settembre 2013  

WKG 2: Impacts, Adaptation and Vulnerability, Yokohama, Marzo 2014 

WKG 3: Mitigation of Climate Change, Berlino, Aprile 2014

Rapporto di Sintesi: Synthesis Report, Copenhagen, Ottobre 2014

Il volume del Gruppo di lavoro I (WGI) fornisce una valutazione globale della base fisica del cambiamento climatico in 14 capitoli, sostenuta da una serie di allegati e materiale integrativo, è stato presentato a Stoccolma, tra il 23 e il 26 settembre 2013. Vi hanno contribuito un totale di 209 autori, 50 revisori provenienti da 39 paesi e più di 600 contributori provenienti da 32 paesi.

La Sintesi di questo primo volume fa il punto sullo stato attuale del clima: i cambiamenti osservati mostrano che il riscaldamento del sistema climatico è inequivocabile, e che dal 1950 molti dei cambiamenti osservati sono senza precedenti nei millenni trascorsi. L’atmosfera e gli oceani si sono riscaldati, le quantità di neve e ghiaccio sono diminuite, il livello del mare è aumentato e le concentrazioni di gas serra sono aumentate.

Ciascuno degli ultimi tre decenni è stato nell’ordine il più caldo sulla superficie della Terra rispetto a qualsiasi decennio precedente a partire dal 1850. Nell’emisfero settentrionale il periodo 1983-2012 è stato probabilmente il trentennio più caldo degli ultimi 1400 anni.

Il riscaldamento oceanico domina l’aumento di energia immagazzinata nel sistema climatico e rappresenta oltre il 90% dell’energia accumulata tra il 1971 e il 2010. È praticamente certo che tra 0 e 700 m l’oceano si è riscaldato tra il 1971 e il 2010, ed è probabile che il fenomeno si sia già presentato tra il 1870 e il 1971.

Nel corso degli ultimi due decenni, le coperture di ghiaccio della Groenlandia e dell’Antartide stanno perdendo massa, i ghiacciai hanno continuato a ridursi quasi in tutto il mondo e il ghiaccio marino artico e la copertura nevosa primaverile nell’emisfero Nord hanno continuato a diminuire in estensione.

Il tasso di aumento del livello del mare a partire dalla metà del 19° secolo è stato maggiore del tasso medio negli ultimi due millenni. Nel periodo 1901-2010, il livello medio globale del mare è aumentato di 19 cm. Le concentrazioni atmosferiche di CO2, metano e protossido di azoto sono aumentate a livelli che non hanno precedenti negli ultimi 800.000 anni almeno.

Le concentrazioni di CO2 sono aumentate del 40% dal periodo pre-industriale, principalmente per le emissioni di combustibili fossili e secondariamente dalle emissioni del cambiamento di uso del suolo. L’oceano ha assorbito circa il 30% della anidride carbonica antropogenica, causando l’acidificazione degli oceani.

I driver del cambiamento climatico sono le sostanze e i processi naturali e antropici che alterano bilancio energetico della Terra.

La forzante radiativa totale è positiva e ha portato ad un assorbimento di energia da parte del sistema climatico. Il maggior contributo alla RF totale è dovuta all’aumento della concentrazione atmosferica della CO2 dal 1750.

Rispetto al precedente Rapporto IPCC AR4, osservazioni più dettagliate e più prolungate e modelli climatici perfezionati, consentono una definizione più precisa del contributo antropogenico alle variazioni del sistema climatico. L’influenza umana sul sistema climatico è evidente dalle crescenti concentrazioni di gas serra nell’atmosfera, dal radiative forcing positivo, dal riscaldamento osservato e dalla migliore conoscenza che abbiamo oggi del sistema climatico. L’influenza umana è stata rilevata nel riscaldamento dell’atmosfera e dell’oceano, nelle variazioni del ciclo globale dell’acqua, nella riduzione di neve e ghiaccio, nell’aumento del livello medio globale del mare e nella intensificazione di alcuni eventi climatici estremi. L’evidenza dell’influenza umana è cresciuta rispetto al precedente Rapporto IPCC AR4.

Le previsioni dei cambiamenti futuri del sistema climatico sono calcolate con una pluralità di modelli climatici di complessità crescente. In tutte le previsioni le concentrazioni atmosferiche di CO2 sono più elevate nel 2100 rispetto ad oggi a seguito di un ulteriore aumento delle emissioni cumulative di CO2 nell’atmosfera durante il 21° secolo. Basata su una lunga serie storica disponibile, la variazione della temperatura superficiale osservata tra la media del periodo 1850-1900 e del periodo di riferimento AR5 1986-2005 è di 0,61° C. Tuttavia, il riscaldamento sta continuando oltre la media di tale periodo.

Le emissioni continue di gas ad effetto serra causeranno un ulteriore riscaldamento e cambiamenti in tutte le componenti del sistema climatico.

Limitare il cambiamento climatico richiederà una riduzione sostanziale delle emissioni di gas a effetto serra.

La variazione di temperatura superficiale per la fine del 21° secolo è probabilmente superiore a 1,5 °C rispetto al 1850-1900 per tutti gli scenari. Per due modelli è probabile che superi 2 °C. Il riscaldamento continuerà oltre il 2100 secondo tutti gli scenari. Il riscaldamento continuerà ad manifestare variabilità interannuali e decadali e non sarà uniforme a livello regionale.

I cambiamenti nel ciclo globale dell’acqua in risposta al riscaldamento oltre il 21° secolo non saranno uniformi. Il contrasto delle precipitazioni tra le regioni e le stagioni umide e secche aumenterà, sia pure con eccezioni regionali.

Osservazioni e prove di modellazione indicano che, ceteris paribus, le temperature superficiali più elevate a livello locale nelle regioni inquinate attiveranno feedback regionali e locali sulle emissioni che aumenteranno i livelli di picco dell’ozono e del PM2.5. Gli oceani continueranno a riscaldarsi durante il 21° secolo.

Il calore penetrando dalla superficie verso l’oceano profondo influenzerà la circolazione oceanica. È molto probabile che la copertura di ghiaccio marino artico e che il manto nevoso primaverile nell’emisfero settentrionale diminuiscano nel corso del 21° secolo con l’aumento della temperatura superficiale media globale. Il volume globale dei ghiacciai diminuirà ulteriormente.

Il livello medio del mare continuerà a crescere su scala globale nel corso del 21° secolo. Tutti gli scenari indicano che il tasso di aumento del livello del mare sarà molto probabilmente superiore a quello osservato durante il periodo 1971-2010 a causa del maggiore riscaldamento degli oceani e di una maggiore perdita di massa dei ghiacciai e delle calotte polari.

I cambiamenti climatici influenzeranno il ciclo del carbonio in un modo che aggraverà l’accumulazione della CO2 in atmosfera. L’ulteriore assorbimento di carbonio da parte dell’oceano aumenterà l’acidificazione degli oceani.

Le emissioni totali di CO2 determineranno in gran parte il riscaldamento globale superficiale media del tardo 21 ° secolo e oltre. La maggior parte dei trend del cambiamento climatico persisteranno per molti secoli, anche se si riusciranno a fermare le emissioni di CO2. In sostanza quest’ultima conclusione dell’IPCC ha il significato che la lotta ai cambiamenti climatici creati dalle emissioni passate, presenti e future di CO2, è inevitabilmente di lunga durata, plurisecolare e che molti cambiamenti saranno irreversibili.

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