La nuova direttiva Ue rivede al rialzo target su rinnovabili: dal 27% al 32% dei consumi nel 2030

È stato raggiunto l’accordo tra Commissione, Consiglio e Parlamento europeo sulla nuova Direttiva sulle fonti rinnovabili (la c.d. RED II, Renewable Energy Directive). Uno dei principali risultati, certamente quello politicamente più rilevante, è stato l’innalzamento del target vincolante sul contributo delle rinnovabili alla copertura dei consumi finali di energia al 2030, passato dal 27% della precedente Direttiva al 32%, cinque punti in più. Si tratta di un risultato importante, non molto lontano da quanto auspicato dalla Fondazione che nella roadmap del 2016 per allineare l’UE agli obiettivi del nuovo Accordo di Parigi aveva indicato un target minimo per le rinnovabili al 2030 del 35% (proposto peraltro anche dal Parlamento europeo). Peraltro la clausola di revisione (solo al rialzo) prevista al 2023 consente di non escludere che l’ambizione possa crescere ancora.

Sull’accordo, per nulla scontato fino a poco tempo fa, hanno pesato diversi elementi anche di segno contrastante. In positivo hanno certamente influito le recenti dichiarazioni della Spagna e, soprattutto, dell’Italia con il nuovo Governo che, attraverso le parole dello stesso vicepremier e Ministro dello sviluppo economico Luigi Di Maio, si è schierato in modo deciso in favore della posizione espressa dal Parlamento europeo. Ha pesato anche, ma questa volta in negativo, la recente presa di posizione del Ministro tedesco dell’energia, Peter Altmaier, contrario a qualsiasi proposta al di sopra del 32%, fortemente criticata da importanti associazioni ambientaliste.

L’accordo riguarda anche altri aspetti, non meno importanti del target complessivo, a cominciare dal nuovo obiettivo per il settore trasporti, che al 2030 dovrà soddisfare il 14% del proprio fabbisogno energetico con fonti rinnovabili garantendo una quota di biocombustibili di seconda generazione, non in competizione con la produzione alimentare, del 3,5% e soprattutto “congelando” ai livelli attuali quelle dei biocombustibili di prima generazione e da olio di palma importato. Nell’accordo anche delle proposte interessanti per promuovere la generazione distribuita e l’autoconsumo, e in particolare l’esclusione dal pagamento degli oneri di rete per impianti da fonti rinnovabili in autoconsumo di piccola taglia (fino a 25 kW).

I prossimi passi saranno quelli dell’approvazione ufficiale da parte del parlamento e del Consiglio europeo e la successiva pubblicazione in Gazzetta, dopo di che gli Stati membri avranno 18 mesi di tempo per il recepimento. Naturalmente bisognerà capire che tipo di impatto avrà la nuova Direttiva, anche prima del suo recepimento, sugli strumenti e sulle normative esistenti, a cominciare dalla Strategia energetica nazionale del 2017, strutturata attorno ad un contributo delle rinnovabili al 2030 di appena il 28% e che di fatto viene ad essere superata dopo pochi mesi dalla sua presentazione. Allo stesso modo il Piano energia e clima, in corso di elaborazione e che dovrà essere presentato a inizio 2019, diversamente da come era stato immaginato fino ad oggi da molti difficilmente si potrà basare sugli scenari elaborati per la SEN.

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