Il malthusianesimo e l’aumento della popolazione

di Edo Ronchi

dal blog HuffingtonPost

Alcuni commenti al post “Contro il malthusianesimo”, pubblicato la settimana scorsa, mi hanno rimproverato di non aver tenuto conto del peso ecologico dell’aumento della popolazione. A me non pare, ma nel dubbio di aver espresso male, anche per esigenza di sintesi, come la penso sull’argomento, provo a precisare meglio.

L’enorme crescita della popolazione, passata in poco più di un secolo dai circa un miliardo e 600 milioni all’inizio del novecento agli attuali 7,6 miliardi destinati, secondo le previsioni ONU a crescere ulteriormente fino a circa 9 miliardi, genera certamente una rilevante impronta ecologica sul nostro Pianeta.

Ma va tenuto ben presente che il consumo di energia nel secolo scorso è aumentato di oltre 8 volte, circa il doppio del tasso di aumento della popolazione e il consumo di risorse – misurato in quantità di minerali, combustibili fossili e materiali biologici – è cresciuto oltre 12 volte, circa 3 volte di più della popolazione.

La dimensione dell’impronta ecologica prodotta sul nostro pianeta è determinata sì dall’aumento della popolazione, ma molto di più dal nostro modello di produzione e di consumo, ad alto impiego di energia fossile e di materiali.

Questo significa che potremmo ridurre notevolmente la nostra impronta ecologica, per esempio sul clima, tagliando drasticamente le emissioni di gas serra, senza diminuire la popolazione, con misure fattibili di risparmio, efficienza energetica e sviluppo delle fonti rinnovabili di energia e tagliare il consumo di risorse naturali, con un modello di economia circolare che riduce la produzione di rifiuti e massimizza il loro riciclo.

Né si deve dimenticare che il consumo di risorse è distribuito in maniera fortemente diseguale: il cittadino europeo in media ne consuma circa 19 tonnellate l’anno, il cittadino indiano 4 tonnellate e quello africano 3 tonnellate (UNEP 2011).

Se guardiamo all’interno dei singoli Paesi vediamo ulteriori articolazioni di questa ineguale utilizzo delle risorse: la quota della popolazione a maggiore reddito consuma molta più energia, possiede più auto e le usa molto di più -per esempio- della parte a reddito più basso.

Se chi dispone di maggiori redditi, sprecasse meno risorse, avremmo più risorse anche per chi ha di meno, senza bisogno di aumentare i nuovi prelievi. Prendersela solo con l’aumento della popolazione come causa di insostenibilità ecologica, visto anche che la popolazione che più aumenta è quella più povera, mi pare oltre che sbagliato, ingiusto.


Articolo originale pubblicato su Huffington Post Blog in data 30/03/2018

 

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