Il decreto rinnovabili: l’Italia si allontana dagli obiettivi UE 2020

Il Decreto Legislativo in recepimento alla Direttiva 2009/28/CE, approvato dal Consiglio dei Ministri, che ha come obiettivo dichiarato la promozione delle fonti rinnovabili, allontana invece l' Italia dal raggiungimento dei target al 2020.

Si tratta peraltro di target modesti, fissati proprio dal Piano d’azione nazionale per le energie rinnovabili, approvato da questo stesso Governo.

Purtroppo sono state ignorate non solo le richieste di modifica pervenute dal mondo delle imprese e delle associazioni, ma ha anche i pareri di Camera e Senato, che si erano espressi favorevolmente solo a patto che fossero apportate alcune variazioni non accolte nel Decreto.

 

La versione approvata stamane, oramai definitiva, mantiene di fatto molti degli elementi negativi della bozza circolata fino a ieri, introducendo in più ulteriori fattori ostativi e peggiorando così una proposta già ampiamente insufficiente.

A farne le spese saranno prima di tutto eolico, ma anche biomasse e fotovoltaico: si tratta delle fonti che hanno guidato la crescita delle rinnovabili fin qui e di quelle con maggiori potenzialità di sviluppo nel breve e medio termine. Il taglio secco del 22% sui Certificati Verdi, il cui valore si è già ridotto fortemente negli ultimi anni, non può essere sopportato dalla maggior parte delle imprese operanti nel settore, come peraltro evidente anche nelle condizioni poste dal Senato che chiedevano di non andare oltre il 15%.

Per il fotovoltaico si prospetta un periodo di incertezza fatale per qualsiasi iniziativa imprenditoriale in questo campo, rimandando la definizione dei nuovi sistemi di incentivazione ad un ulteriore Decreto da emanare entro il 30 aprile. Di certo rimane, e viene anzi inasprito, il tetto sul rapporto potenza/superficie agricola (100 kW/ha con ulteriori limitazioni). Infine, volendo citare solo i punti più critici, resta per gli impianti medio-grandi il meccanismo delle aste, sperimentato senza successo e oramai abbandonato da diversi Stati europei. Nel momento in cui le rinnovabili avevano raggiunto “un punto di svolta”, come molti importanti osservatori internazionali affermano, in senso ovviamente positivo, l’Italia sembra pronta a lanciarsi in una svolta tutta contro corrente.

 

Perché? La questione dei costi eccessivi, più volte presentata al pubblico anche sulla base dati e informazioni del tutto o in parte fuorvianti, da sola di certo non può giustificare tutto questo: altri importanti Paesi, a cominciare dalla Germania, spendono complessivamente molto di più per le rinnovabili eppure continuano a investire sempre di più in questo settore; numerosi studi hanno inoltre dimostrato come il bilancio, anche strettamente economico, delle rinnovabili sia più che positivo, senza contare i vantaggi occupazionali e sociali. E allora, perché?

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