Presentato a Nairobi il nuovo rapporto dell’Unep sulla green economy

Occorre investire il 2% del Pil globale in 10 settori chiave dell'economia verde per superare l'attuale modello economico basato su sprechi e risorse poco sostenibili.

Questo è quanto emerge dal nuovo rapporto “Towards a green economy: pathways to sustainable development and poverty eradication” dell’Unep (il Programma delle nazioni unite per l’ambuente), presentato il 21 febbraio a Nairobi, alla presenza di oltre cento ministri dell’Ambiente.

 

Per lanciare la nuova green economy e sconfiggere la povertà, il rapporto individua alcuni settorisu cui bisognerebbe investire, entro il 2050, circa 1300 miliardi di dollari: agricoltura, edilizia, energia, pesca, foreste, industria, efficienza energetica, turismo, trasporti, gestione dei rifiuti e dell’acqua.

 

Il passaggio a questa nuova economia potrebbe portare non solo a recuperare i posti di lavoro persi dall’attuale sistema, ma addirittura a crearne di nuovi, contribuendo ad incrementare il Pil pro capite. Sarebbe sufficiente ridistribuire quanto impiegato nei settori non sostenibili, come quello dei carburanti fossili per raggiungere gli obiettivi dell’Onu. Le emissioni di gas serra verrebbero ridotte di un terzo, contribuendo a contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici.

A ciò si aggiunge anche la possibilità di portare ricchezza ai paesi sottosviluppati che traggono il proprio sostentamento dal patrimonio naturale, riducendone così la povertà. Il rapporto individua anche vantaggi dal punto di vista del risparmio economico: investendo il 25% del Pil mondiale in efficienza energetica ed energia rinnovabili, la domanda di energia primaria potrebbe ridursi del 9% al 2020, fino al 40% nel 2050, con un risparmio dei costi di generazione dell’energia, pari a 760 miliardi di dollari all’anno entro la metà del secolo.

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