Entra finalmente in vigore l’Accordo di Parigi, con scenari climatici tra luci e ombre

Oggi, 4 novembre 2016, è entrato in vigore l’Accordo di Parigi che inciderà, e in parte sta già incidendo –sulle politiche globali per il clima dei prossimi decenni. Quasi cento Governi di tutto il mondo hanno oramai terminato il processo di ratifica dell’Accordo, e anche l’Italia si appresta a farlo, dopo l’approvazione della Legge di ratifica da parte del Senato la scorsa settimana. Questa storica giornata è stata preceduta da una serie di notizie che delineano una situazione variegata, fatta di luci e ombre.

Cominciando dal rapporto della World Meteorological Organization WMO Statement on the Status of the Global Climate in 2015, che mostra uno scenario climatico sempre più critico: il 2015 è stato l’anno più caldo di sempre, con la temperatura media globale a +1°C rispetto al periodo pre-industriale, molto vicino, quindi, al target aspirazionale di Parigi di +1,5°C e a metà strada dalla soglia dei 2°C, e con una accelerazione improvvisa a partire dagli anni ’80 che ha visto un aumento di oltre mezzo grado in circa un trentennio. Anche se sul dato 2015 ha pesato il fenomeno di El Nino, secondo il WHO il trend è chiaro e guidato dalle emissioni antropogeniche. La notizia più ripresa dai media è stata quella del superamento della soglia dei 400 ppm di concentrazione media annua di CO2 in atmosfera, che diventano oltre 480 ppm se calcolati in CO2eq, includendo gli altri gas serra. Secondo Andrea Barbabella, responsabile della Fondazione per l’Energia e il Clima, “l’ultimo assessment dell’IPCC, per rimanere al di sotto della soglia dei 2°C con una probabilità maggiore del 66% (likely) le concentrazioni di CO2eq non dovrebbero superare le 450 ppm (range 430-480). Sembra quindi che oramai dovremo accontentarci di un livello di confidenza inferiore, con probabilità maggiori del 50% (more likely than not), in cui in ogni caso la concentrazione di CO2eq non dovrebbe superare, se non per un lasso di tempo limitato, quota 500 (range 480-530)”. A questo si aggiungono le proiezioni contenute del nuovo Emission Gap Report dell’UNEP, presentato proprio ieri, che ribadisce l’urgenza di lavorare, già a partire dalla imminente COP22 di Marrakech, su target ancora più sfidanti. Gli attuali impegni, infatti, consentiranno solo di rallentare la corsa delle emissioni globali di gas serra: queste continueranno comunque a crescere almeno fino al 2030, portando dritti dritti verso un mondo a +3,4°C. Per puntare all’obiettivo di 1,5°C, al 2030 le emissioni dovrebbero scendere dalle oltre 53 GtCO2eq dello scenario di massima implementazione degli attuali impegni nazionali – NDC – a circa 39-42 GtCO2eq, con un ulteriore taglio, quindi, di 12-15 miliardi di tonnellate di gas serra.

A fronte di questi foschi scenari, l’Agenzia Internazionale dell’Energia, sempre a fine ottobre, ha licenziato il nuovo Medium-Term Renewable Market Report, secondo il quale nel 2015 sono stati installati 153 GW di nuova potenza elettrica da fonti rinnovabili, +15% sull’anno precedente: la nuova potenza elettrica installata da rinnovabili ha superato, così, quella di tutte le fonti fossili messe assieme. Dietro questo dato si conferma il ruolo della Cina, che da sola è responsabile del 40% della nuova capacità installata nel mondo. Nei prossimi cinque anni la quota di rinnovabili sulla produzione elettrica dovrebbe salire secondo le previsioni dall’attuale 23% al 28%, raggiungendo 7.600 TWh, pari al consumo di USA ed Europa messi insieme. Si tratta di un trend positivo anche se, come avverte la stessa Agenzia, insufficiente a raggiungere gli obiettivi di Parigi. Nelle economie asiatiche nei prossimi anni è previsto che i consumi elettrici crescano più in fretta della produzione da rinnovabili; nelle economie avanzate, come Usa ed Europa, avverrà esattamente il contrario, con la nuova produzione da fonti rinnovabili che crescerà più della domanda elettrica, andando quindi a spiazzare le tradizionali produzioni da fonti fossili. “Una buona notizia per il clima, quest’ultima” dichiara Andrea Barbabella “ma molto meno per chi ha investito e continua a investire su tecnologie fossili ad alte emissioni di carbonio”.

Link:

http://web.unep.org/emissionsgap/

http://public.wmo.int/en/resources/library/wmo-statement-status-of-global-climate-2015

http://www.iea.org/bookshop/734-Medium-Term_Renewable_Energy_Market_Report_2016

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