Fiscalità ecologica e politiche UE: nuovo report dell’Agenzia Ambientale Europea

Con l’entrata in vigore dell’Accordo di Parigi alle porte, diventa di essenziale importanza l’individuazione di meccanismi e strumenti per favorire il passaggio ad un’economia a basse emissione di carbonio. Sarà necessario, infatti, non solo modificare i comportamenti, i processi produttivi, i pattern di uso delle risorse ma anche raccogliere risorse economiche per sostenere e favorire tale transizione.

L’inquinamento ambientale e l’uso delle risorse generano costi esterni a carico della società e delle future generazioni. Tali fallimenti del mercato sono dovuti sia allo scarso sviluppo di mercati per i beni e i servizi ambientali sia all’assenza di strumenti per tenere in conto le implicazioni ambientali della produzione e dello sfruttamento delle risorse. In sostanza, i prezzi nei mercati attuali non riflettono i veri e pieni costi della produzione di beni e servizi. Tra gli strumenti di mercato che meglio consentono di internalizzare i costi ambientali troviamo gli strumenti di fiscalità ecologica dal momento che tra i loro principali obiettivi essi hanno quello di correggere tali distorsioni del mercato.

Questi temi sono affrontati in una recente pubblicazione dell’Agenzia Ambientale Europea (EEA) sul tema della tassazione ambientale e le politiche ambientali dell’Unione Europea che fornisce un quadro esaustivo delle principali iniziative di fiscalità ecologica adottate nell’Europa a 28 collegandole con gli obiettivi definiti dai documenti di indirizzo di politica ambientale dell’UE. Lo spostamento dell’imposizione fiscale dal lavoro all’inquinamento, energia e uso delle risorse in maniera neutrale in termini di bilancio è sostenuto da molte autorevoli organizzazioni internazionali quali l’OECD, Banca d’Italia, Fondo Monetario e Commissione Europea.

In tale ambito appare di grande interesse tenere in considerazione l’ipotesi del doppio dividendo (Pearce, 1991) che evidenzia come la tassazione ambientale mentre consente di utilizzare i maggiori introiti per ridurre altre tasse permette anche miglioramenti ambientali e correzione delle distorsioni prodotte dalla tassazione sul lavoro e sui capitali, a saldo invariato, aumentando i benefici di efficienza complessiva del sistema. Va, tuttavia, sottolineato che il principale scopo dell’adozione di forme di fiscalità ecologica non è l’aumento delle entrate ma quello di affrontare le sfide ambientali oltre che favorire il cambiamento dei comportamenti verso una maggiore efficienza delle risorse.

A livello europeo, attualmente, in relazione a strumenti di mercato per favorire una migliore qualità ambientale del sistema, si registrano 18 target vincolanti e 24 non vincolanti. Per raggiungere tali obiettivi a costi contenuti sono particolarmente utili l’introduzione di strumenti di mercato in 9 principali settori: energia, emissioni di gas serra e sostanze che riducono lo strato di ozono, inquinamento e qualità dell’aria, trasporti e rumore, rifiuti, acqua, produzione e consumo sostenibili, sostanze chimiche, biodiversità e uso del suolo.

Attualmente sono le tasse applicate all’energia, carbonio, veicoli e rifiuti quelle maggiormente in uso e applicate in diversi Paesi mentre strumenti di tassazione ecologica per i settori dell’inquinamento dell’aria e delle acque e l’uso efficiente delle risorse sono meno diffusi.

In particolare, sono 5 le principali categorie di azioni intraprese dai paesi europei in termini di tassazione ecologica:
  • Strumenti generali e misti: previsioni che si riferiscono in termini generici a strumenti di mercato ed economici o ad un loro set in differenti categorie;
  • Tassazione e riforme fiscali ecologiche: previsioni relative a tasse e/o promozione di uno spostamento fiscale dal lavoro all’ambiente;
  • Tariffe, tasse, oneri e politiche di prezzo:  ad esempio, oneri sui costi esterni per i veicoli pesanti; tasse per il finanziamento della gestione dei RAEE; previsioni per il recupero dei costi dei servizi idrici, etc;
  • Quote e permessi negoziabili: ad esempio, schemi di scambio di emissioni;
  • Schemi di responsabilità estesa del produttore: prevalentemente utilizzati per la raccolta e la gestione di specifici flussi di rifiuti.

Il rapporto mette anche in evidenza che sistemi di fiscalità ecologica ben disegnati dovrebbero favorire anche la crescita economica e aiutare il raggiungimento di obiettivi sociali con il beneficio che interventi mirati alla tutela ambientale consentano anche di raggiungere obiettivi non ambientali. L’EEA fa riferimento, inoltre, a vari studi che dimostrano che l’evasione fiscale risulta minore rispetto alle tasse ambientali così come i costi di gestione amministrativa rispetto a quelli per le tasse sul reddito e sul valore aggiunto.

In una prospettiva di lungo periodo l’attuale sistema fiscale dovrà evolvere verso forme che possano far fronte alle nuove sfide legate alla lotta al mutamento climatico ma non solo. Infatti, i cambiamenti nella struttura demografica e il conseguente invecchiamento della popolazione nei Paesi europei, l’innovazione tecnologica nei settori dell’energia e dei trasporti verso un’economia a basse emissioni di carbonio saranno tra i principali fattori che contribuiranno all’erosione della base fiscale. Tale prospettiva necessita, quindi, che oltre all’implementazione di forme di tassazione ambientale, gli Stati affrontino la questione dello spostamento fiscale  e della struttura della fiscalità con maggiore impegno allo scopo di costruire un sistema maggiormente resiliente nel lungo termine che sia capace di garantire in maniera stabile adeguati flussi di risorse.

Anche l’OECD nel 2015 ha evidenziato che con la maggior parte delle riduzioni di CO2 attuate nella prima metà del secolo, e dunque un conseguente minore uso di fonti fossili, la questione di garantire risorse di bilancio stabili nel lungo termine assumerà via via una sempre maggiore importanza.

Inoltre, va evidenziato, che la riduzione e progressiva eliminazione dei sussidi alle fonti fossili è una precondizione per lo sviluppo di sistemi di fiscalità ecologica. L’attuale costo basso del petrolio rappresenta un’ottima opportunità per l’introduzione di tasse ambientali per il raggiungimento degli obiettivi di politica climatica ed energetica.

Per sviluppare un’adeguata riforma fiscale in chiave ecologica che sposti il peso della tassazione “from goods to bads” è anche essenziale avviare iniziative di sensibilizzazione della popolazione all’efficacia di tali previsioni. Il principale ostacolo allo sviluppo della fiscalità ecologica è, infatti, la difficile accettazione sociale di nuovi sistemi impositivi con rischi di effetti rebound sulle politiche per l’ambiente e il clima. Per questo è importante agire mantenendo neutrale e invariata l’imposizione fiscale complessiva promuovendo una seria riforma che, tramite forme di carbon tax associate a sistemi di carbon pricing, sia in grado di attribuire i giusti costi alla CO2, alleggerendo al tempo stesso la pressione fiscale su lavoro e imprese ed eliminando i sussidi dannosi per l’ambiente che a livello mondiale valgono ben 510 miliardi di sussidi alle fonti fossili che è possibile riallocare, invece, in chiave green.

Download “EEA Report | Environmental taxation and EU environmental policies” Pubblicato il: 8 Ott 2016

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