Italia paese a rischio per investimenti sul clima, lo dice Deutsche Bank

Nell' Unione Europea, l' Italia è un paese ad alto rischio per gli investimenti nel settore dei cambiamenti climatici.

Insieme a Grecia, Malta e Slovacchia, offre poche opportunità per gli investimenti in settori come quelli delle tecnologie energetiche, delle energie rinnovabili o del risparmio energetico a causa della mancanza di una politica chiara sui cambiamenti climatici, ma anche a causa di ostacoli amministrativi e barriere finanziarie.

Questa analisi è contenuta nel rapporto “Global Climate Change Policy Tracker – An Investor’s Assessment” elaborato dal gruppo di studio sui cambiamenti climatici della Deutsche Bank (Climate Change Advisors), in collaborazione con il Climate Center e Earth Institute della Columbia University. Il Rapporto vuole offrire agli investitori una analisi delle politiche intraprese da 109 paesi per combattere i cambiamenti climatici ed elabora, in base a questa analisi, un rating di rischio per ciascun paese facendo una classifica di quelli che offrono maggiori o minori opportunità per gli investimenti nel settore. Tra i paesi a basso rischio per gli investimenti climatici ci sono, secondo il Rapporto, il Giappone, la Cina, la Francia la Germania, la Danimarca, l’ Australia, il Brasile; accanto a questi ci sono paesi a rischio medio a causa di mancanza di incentivi governativi e politiche a lungo termine come gli Stati Uniti, il Canada, il Messico, la Gran Bretagna, la Russia, il Sud Africa, l’ India. Tra le maggiori economie, l’ Italia è l’ unico paese a presentare un rating di rischio alto.

Il Rapporto della Deutsche Bank esamina anche la possibilità di centrare gli obiettivi di riduzione della CO2 per mantenere l’ aumento della temperatura al di sotto dei 2 gradi centigradi. Secondo il Rapporto, anche mettendo in essere le politiche più aggressive di riduzione delle emissioni e applicando il Clean Energy and Security Act in discussione al Congresso Usa, le emissioni di CO2 al 2020 resterebbero di 5-7 giga tonnellate al di sopra dell’ obiettivo necessario per mantenere l’ aumento della temperatura entro i 2 gradi. Ma il Rapporto lancia un messaggio di fiducia. “Tutto non è ancora perduto -osserva- e il mondo può prendere la strada giusta”. L’Agenzia Internazionale per l’ Energia ha, infatti, indicato che per il 60% la soluzione del problema climatico per 2020 può venire dall’ efficienza energetica, sia nella generazione elettrica che negli usi finali. Aggiungendo a questo -sottolinea il Rapporto- azioni per un uso corretto del territorio attraverso uno stop alla deforestazione si può arrivare ad uno scenario vicino a quello previsto per la stabilizzazione di 450 ppm delle concentrazioni di gas serra. “Tutto ciò -scrive lo studio- rappresenta un’ opportunità per investire, creare posti di lavoro e ricchezza, non è solo un costo“. Tuttavia c’è bisogno che a Copenhagen si raggiunga un accordo forte e che ci sia soprattutto un impegno forte successivo per dare trasparenza, certezza e obiettivi a lungo termine alla politica industriale.

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