Al via gli Stati Generali 2015, nella Relazione tutte le sfumature del verde

Le imprese italiane che producono beni di qualità ecologica e servizi ambientali (Core green) e quelle che comunque hanno adottato modelli di gestione green(Go green) sono in Italia una realtà consistente in tutti i settori economici.

Hanno resistito meglio delle altre alla crisi, esportano di più ed hanno migliori aspettative per il 2015. Nell’industria e nelle costruzioni sono soprattutto di dimensione piccola e medie, mentre nell’agricoltura sono molto diffuse anche fra le grandi: questa è l’istantanea scattata alle imprese italiane della green economy contenuta nella Relazione sullo stato della green economy in Italia, realizzata dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, presentata oggi a Rimini nella giornata di apertura degli Stati Generali della Green Economy 2015, all’ interno di Ecomondo.

La due giorni, arrivata quest’anno alla quarta edizione, è organizzata dal Consiglio Nazionale della Green Economy, composto da 64 associazioni di imprese green, con il Ministero dell’Ambiente e il Ministero dello Sviluppo Economico e il supporto tecnico della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile. La Relazione, uno studio ampio sulle imprese italiane, riguarda l’industria, l’edilizia, l’agricoltura, i servizi e il commercio è divisa in tre parti: la prima presenta i risultati di un’indagine sulle imprese della green economy in Italia, la seconda disegna un quadro delle tematiche strategiche per la green economy in Italia e la terza fornisce dati e spunti internazionali.

Gli Stati Generali – ha detto Gian Luca Galletti, Ministro dell’Ambientesono il motore del futuro che c’è già, dell’economia sostenibile che sta trainando la ripresa italiana. La green economy sta contaminando virtuosamente il sistema produttivo. Siamo fra i primi in Europa per efficienza energetica, tra i primi produttori di energia da fonti rinnovabili e in questi giorni l’Onu ha certificato il raggiungimento degli obiettivi di Kyoto per il nostro Paese. L’economia italiana si è rimessa in moto ma il carburante è finalmente verde”.

Dalla relazione presentata oggi – ha dichiarato Edo Ronchi, del Consiglio Nazionale della Green Economyemerge che le imprese green sono ormai una parte decisiva e qualificante dell’economia italiana. Non mancano tuttavia le difficoltà, come ad esempio nelle fonti rinnovabili. Dopo il crollo del 2014 della nuova potenza installata in Italia, il 2015, per il calo della produzione di energia idroelettrica e la bassa crescita delle altre rinnovabili, si prospetta, dopo anni di crescita ininterrotta, il primo anno di possibile calo della quota di produzione di elettricità da fonti rinnovabili e di aumento invece della produzione da fonti fossili. Nonostante le difficoltà, le imprese green restano la parte più dinamica del sistema produttivo italiano, le uniche in grado di qualificare, rendere consistente e duratura la ripresa anche economica del Paese”.

Con gli Stati Generali della Green Economy – ha commentato Lorenzo Cagnoni, Presidente di Rimini Fierasi avvia il calendario di incontri che in raccordo con l’area espositiva trasmette pienamente il valore dell’economia circolare come reale prospettiva di sostenibilità. Un grazie al Consiglio Nazionale della Green Economy per aver costruito un programma di altissimo profilo internazionale. È un tratto intonato con quello delle giornate fieristiche, nelle quali le tecnologie più avanzate incontrano domande provenienti da ogni angolo della Terra. Grazie anche a Edo Ronchi, che dall’inizio del nostro cammino, ormai venti anni fa, troviamo al nostro fianco sempre con la determinazione di chi lavora per un futuro migliore “.

Ecco alcuni spunti dalla Relazione

LE IMPRESE GREEN PER SETTORE

In totale rappresentano il 42% sul totale delle imprese italiane ( 27,5% Core Green, 14,5% Go Green), Il maggior numero si trova nel settore industria (440 mila imprese e 4,2 milioni di occupati nel 2014 in totale), qui rappresentano il 61,2%, oltre 248.000 imprese( il 35,4% Core Green,il 25,8% Go Green); nell’ edilizia (complessivamente più di 500 mila imprese e 1,56 milioni di occupati nel 2014), la crisi del mercato immobiliare che ha messo in difficoltà l’edilizia tradizionale dedicata soprattutto a nuove costruzioni, ha spinto molte imprese a orientarsi verso lavori più green, nel settore le aziende a vocazione ambientale raggiungono il 51,4%, Anche nell’ agricoltura (1,4 milioni di imprese e 907 mila occupati nel 2014) la crisi ha spinto significativi miglioramenti ambientali tanto che le aziende green sono il 56,1%. Nel settore commercio e alberghiero (1,42 milioni di imprese e 5 milioni di occupati nel 2014), le imprese a indirizzo green, con l’insieme delle Core Green e Go Green raggiunge il 29,5%.I Servizi che raggruppano 8 settori da Trasporti e logistica; a Servizi di informazione e comunicazione; Servizi finanziari e assicurativi; Attività immobiliari; Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese etc; (1,67 milioni di imprese e 6,3 milioni di occupati nel 2014), le imprese a indirizzo green cominciano ad avere una certa consistenza con un 25,2%.

Anche l’ imprenditore verde è in prevalenza maschio, anche se la presenza femminile è più consistente nelle imprese green : il 24% contro il 20,9% nelle imprese tradizionali . A sorpresa si scopre che il verde si addice di più agli imprenditori tra i 40 e i 59 anni e c’è addirittura un boom di ultrasessantenni nelle imprese Core green (44% del totale). Vincono anche sul fatturato sono infatti più del 21% le imprese green che hanno visto aumentare il fatturato nel 2014 contro il 10,2% delle altre imprese. Anche sulle esportazioni è premiato il verde: le core green che esportano sono il 19,8%, le go green addirittura il 26,5% contro il 12% delle altre.

UNO SGUARDO AI SETTORI

Guardando i vari settori della green economy, emerge che la crisi delle rinnovabili ha prodotto implicazioni occupazionali. Nel 2014 in Italia c’è stato, infatti, un crollo del 71% degli investimenti in rinnovabili provocato dal taglio retroattivo degli incentivi che segue un rallentamento già verificatosi nel 2013. Già nel 2013 l’Italia, con circa 95 mila occupati diretti e indiretti, aveva fatto segnare un saldo negativo rispetto al 2011 di ben 27 mila posti di lavoro (-22%). E’ il fotovoltaico ad avere la performance peggiore rispetto al 2011, con -82%, seguito dai biocombustibili (-40%). Non è disponibile ancora il dato occupazionale del 2014, ma, dato il crollo dei nuovi impianti, è realistico attendersi anche un ulteriore forte calo dell’occupazione nel settore.

Ma ci sono anche settori dove l occupazione è in crescita, come nell’efficienza energetica dove, grazie al bonus, dal 2006 al 2013 le domande per detrazioni destinate alla riqualificazione energetica sono state 1,88 milioni per un importo di ben 22 miliardi di euro di interventi. In media sono stati occupati 40 mila addetti diretti ogni anno nella riqualificazione energetica (60 mila considerando l’indotto), con un aumento nel 2014 a 48 mila occupati diretti, che arrivano a 72 mila incluso l’indotto.

La Relazione segnala la positiva riduzione delle emissioni di gas serra, ma anche l’aggravamento del dissesto idrogeologico prodotto dal cambiamento climatico, le tendenze positive verso un circular economy, ma anche i molti ritardi come nell’eco-innovazione; gli importanti progressi compiuti dall’agricoltura di qualità ecologica, mentre nella mobilità i segni di cambiamento sono ancora insufficienti e il quadro complessivo resta carente.

La Relazione si conclude con l’esposizione di dati e spunti sul quadro internazionale. Il 2015 si chiuderà con la Conferenza internazionale sul clima, i cui esiti potrebbero avere un’influenza decisiva sulle politiche climatiche, su quelle energetiche e quindi su una parte rilevante del futuro della green economy.

 

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Download “Edo Ronchi: la Relazione sullo stato della green economy” Pubblicato il: 3 Nov 2015

 

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