Approvvigionamento di terre rare e rischi per l’industria high-tech, Final Conference ERECON a Milano

Le terre rare sono materie prime strategiche per l'industria high tech europea, ma la loro disponibilità sul mercato è critica.

Di questo si è parlato il 16 ottobre presso il Politecnico di Milano, nel corso della Final Conference dello European Rare Earths Competency Network (ERECON), l’iniziativa della Direzione Generale Imprese e Industria della Commissione Europea indirizzata a verificare rischi e opportunità legate all’approvvigionamento di elementi delle terre rare per l’industria europea. L’iniziativa, sostenuta dal Parlamento Europeo, si inserisce nel quadro della strategia Europea per le materie prime.

Superconduttori, magneti, catalizzatori, fibre ottiche, laser, applicazioni medicali, componentistica per smart phone, lampade a LED, batterie per veicoli ibridi, energie rinnovabili, sistemi di difesa, componentistica aerospaziale. Sono tra le principali produzioni dell’industria high-tech europea che richiedono l’utilizzo di elementi delle terre rare, la cui disponibilità sul mercato risulta critica a causa della distribuzione geologica dei depositi minerari che fanno della Cina il principale produttore ed esportatore nel mondo. Oltre il 90% del fabbisogno europeo di metalli delle terre rare è soddisfatto da importazioni cinesi.

 

La Final Conference ERECON ha illustrato i risultati di tre gruppi di lavoro composti da stakeholder ed esperti del mondo accademico, dell’industria e delle istituzioni comunitarie, incaricati di investigare le possibili opzioni di produzione primaria di terre rare all’interno dell’Unione (WG I), le opportunità derivanti dall’economia del riciclo (WG II), i trend di sviluppo dell’industria delle tecnologie e le sfide per l’approvvigionamento futuro (WG III).

Il quadro emerso dal dibattito ha evidenziato la complessità e la rilevanza strategica delle questioni approfondite dai gruppi di lavoro e ha richiamato l’attenzione sulla necessità di un piano d’azione europeo, coordinato e condiviso tra i diversi stakeholder, volto a colmare i ritardi lungo le molteplici dimensioni del problema, tra cui: carenza di competenze scientifiche negli specifici settori minerario e della produzione primaria di metalli delle terre rare; scarsa propensione da parte delle imprese end-user a investimenti in efficienza dei sistemi produttivi, innovazione di prodotto e tecnologie alternative; lentezza e limitata efficacia delle politiche di indirizzo delle Istituzioni europee.

Particolare rilevanza nel dibattito ha assunto il tema sollevato da Remedia circa le opportunità di sviluppo di modelli di economia circolare basati sul riciclo delle terre rare e con particolare riferimento alle potenzialità delle cosiddette urban-mines. Un approccio di green economy che, attraverso investimenti in eco-innovazione di prodotto e dei processi di recupero, può contribuire a ridurre la dipendenza dall’import di terre rare creando valore economico e occupazione qualificata all’interno dei confini europei.

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