Centri di raccolta per rifiuti urbani e assimilati: tra impasse amministrativa e nuovi scenari normativi

di Paola Ficco

Le ex “ecopiazzole” per rifiuti urbani e assimilati, come noto, sono ora qualificate come “centri di raccolta” (articolo 183, comma 1, lettera cc), Dlgs 152/2006 o “Codice ambientale”).

Così tali aree non sono più stoccaggi, ma momenti della raccolta soggette alla iscrizione all’Albo gestori ambientali e svincolate dalla Via. Il Dm 8 aprile 2008 ha fornito la relativa disciplina e rinviato all’Albo le regole per l’iscrizione; tali regole venivano date con delibera del 29 luglio 2008.
Ma il Dm (vigente ed efficace) è in revisione presso il Ministero dell’Ambiente e lo scorso 25 novembre l’Albo, in autotutela, ha revocato la delibera e attende la revisione ministeriale per adottarne una nuova.

Oggi, dunque, la disciplina per i centri di raccolta è claudicante e a macchia di leopardo (si veda box n. 2). Di fatto, questa situazione si è trasformata in una proroga dell’adeguamento tecnico ed autorizzatorio per i centri esistenti.

La situazione è incresciosa anche perché questi centri sono destinati ad incrementare la raccolta differenziata. Infatti, vi recapitano i rifiuti urbani e assimilati destinati a riciclaggio. A prima vista, sembra si tratti solo dei rifiuti trasportati dal gestore del servizio pubblico, ma così non è. Infatti, i rifiuti urbani e assimilati avviati a recupero non sono più di esclusiva pertinenza del gestore pubblico (almeno fino ai nuovi affidamenti da parte dell’autorità d’ambito); pertanto, quando i rifiuti sono trasportati al centro da parte di enti o imprese diversi dal gestore del servizio pubblico, il viaggio deve sempre essere accompagnato dal formulario per il trasporto (escluso il conferimento diretto da parte dei cittadini).

Infatti, l’esclusione dal formulario (articolo 193, comma 4, “Codice ambientale”), opera solo se i rifiuti sono trasportati dal gestore del servizio pubblico e non perché sono urbani. L’esclusione per i rifiuti non pericolosi da sé stessi prodotti è meno ricorrente poiché subordinata alla non prevedibilità del trasporto (occasionale e saltuario). Laddove fosse, il produttore deve dimostrare la non prevedibilità al gestore del centro. Diversamente, è opportuno che il gestore non accetti il conferimento .

È auspicabile che la situazione si evolva a breve ed effettivamente così dovrebbe essere; infatti, il nuovo decreto (sostitutivo del Dm 8 aprile 2008) potrebbe essere calendarizzato nella riunione del prossimo 25 febbraio della Conferenza Stato-Regioni. Il che è fondamentale anche in considerazione del fatto che tra i rifiuti destinati ai centri di raccolta vi sono i Raee (rifiuti apparecchiature elettriche ed elettroniche) e, limitandone l’apertura, si pregiudica la già difficile raccolta di questi rifiuti.

In ordine ai Raee, non appena sarà emanato il nuovo Dm, sostitutivo di quello dell’8 aprile 2008, sarà pubblicato il bando Anci (Associazione nazionale Comuni italiani) per finanziare la creazione di nuovi centri di raccolta comunali (con 1.800.000 euro) e adeguare quelli esistenti (con 750.000 euro). I contributi non potranno superare il 50% della richiesta. Il bando sarà pubblicato sul sito internet dell’Anci e ne sarà data notizia sulla Gazzetta ufficiale, le domande dovranno essere inoltrate entro 90 giorni dalla pubblicazione dell’avviso.

Sul fronte tecnico, è auspicabile che la revisione del Dm 8 aprile 2008 ponga fine ad alcuni imbarazzi interpretativi, fra i quali si cita il concetto di “opportuna delimitazione” delle platee a fronte del quale è legittimo ritenere che per ogni tipologia di rifiuto sia necessario un convogliamento separato delle acque di dilavamento e dei liquidi di percolazione. Forse sarebbe meglio stabilire univocamente che i reflui recapitino in una raccolta comune. Non vi sarebbe pregiudizio ambientale e i costi di struttura e gestione sarebbero sostenibili.

 

Paola Ficco
Giurista ambientale
Docente universitario
Direttore responsabile di “Rifiuti – Bollettino di informazione normativa”
Responsabile coordinamento attività legislativa Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile

(in collaborazione con Greenreport)

 

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