Il summit, che si è concluso venerdì 22 giugno con l’ approvazione del documento finale “The Future we want”, ha confermato la straordinaria difficoltà di conciliare gli interessi dei paesi sviluppati, dei paesi di nuova economia e dei paesi poveri e svantaggiati, ma al contempo ha testimoniato l’altissimo livello dell’impegno civile da parte di tutti i paesi del mondo, con le organizzazioni della società civile capaci, assieme ad un gran numero di stakeholder, dalle imprese, alle università, alle fondazioni, ai gruppi di ascolto e di azione più diversi, di organizzare oltre 5000 eventi e manifestazioni a latere della Conferenza ufficiale. Tra i risultati raggiunti il varo di un nuovo assetto della governance dello sviluppo sostenibile nel sistema delle Nazioni Unite, mediante un forum intergovernativo ad alto livello in ambito ECOSOC. Inoltre è’ stata perfezionata la riforma dell’UNEP e ne è stata rafforzata la struttura, fermo restando il quartier generale a Nairobi. Infine la green economy dopo Rio +20, pur in un quadro di perduranti opposizioni, viene definitivamente riconosciuta come lo strumento principe per la trasformazione dell’economia contro la crisi e per un nuovo benessere ed un progresso umano sostenibili.

Si apre la strada alle nuove modalità di valutazione del benessere “beyond GDP”, della qualità della vita e degli ecosistemi, sulla base dei risultati della Commissione Stiglitz. Viene dato il via alla preparazione degli Obiettivi globali dello sviluppo sostenibile, gli SDG, in forma coordinata e continuativa rispetto agli obiettivi di sviluppo del Millennio, gli MDG, che vanno a verifica in Assemblea Generale nel 2015.

Un resoconto dettagliato su base giornaliera della Conferenza e di tutta la fase preparatoria, a cura del Comitato Scientifico della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, si trova nel Sito del Comitato Scientifico dove sono pubblicati tutti i testi negoziali e il documento finale di RIO+20